«Il posto», convincente biglietto da visita di Ermanno Olmi
S iamo orfani inconsolabili di Ermanno Olmi, perché è una persona che non si rimpiazza, non solo un grande regista ma un jolly nel panorama culturale italiano, in grado di ascoltare le ragioni degli altri.
Come il suo cinema che palpita ma non impacchetta sentimenti con carte colorate e fiocchi vistosi: a noi aprire la scatola. Tutta la sua carriera, fino agli ultimi film sulla Prima guerra mondiale e sul cardinale Martini, che era della sua stessa pasta, lo dimostra. Rivedere Il posto è come riaccendere la luce, iniziare il racconto della sua avventura: i documentari, il cinema, il teatro (Piccola città) e anche l’opera lirica con Arnaldo Pomodoro. Il Posto, quel posto fisso che oggi è perfino uscito dalle illusioni del Paese, fu il primo successo e partì proprio dal Lido di Venezia nella sezione Informativa in cui trovavano spazio voci meno allineate, giovani e nuove.
In quegli anni debuttò una generazione che si chiamava Cavani, Pasolini, Patroni Griffi, Bellocchio, Bertolucci, Gregoretti e Il Posto, primo titolo ufficiale dopo il lavoro all’enel, fu subito un convincente biglietto da visita d’un autore autentico, un lombardo di ascendenza manzoniana come dimostrerà nel suo capolavoro L’albero degli zoccoli.
Nel marasma di una Milano capovolta per i lavori del primo metrò avviene l’incontro tra due manovali della vita e degli affetti, Domenico e Antonietta che si trovano a partecipare a un test aziendale. Lo superano, si guardano negli occhi, mangiano qualcosa in- sieme e si innamorano lui è Sandro Panseri, lei è Loredana Detto che poi raddoppierà il cognome in Olmi. Ma è il Posto il lasciapassare per il futuro.
Olmi, sceso dalle montagne dove aveva realizzato celebri documentari, entra in città e sceglie una grazia romantica, iniettando un gentile tocco neorealista nel marasma di un momento in divenire e aprendo una carriera spesso profetica.
Il posto di Ermanno Olmi, 1961 Rai Movie, ore 15.50