Corriere della Sera

L’acciaio che fa cadere le stelle

- Di Massimo Gramellini

Quando ho visto le immagini di un politico inseguito dalla folla furente, ho pensato che fosse un profugo della sinistra capitato per sbaglio in qualche fabbrica. Invece si trattava della deputata cinquestel­le Rosalba De Giorgi. E la folla che la ricopriva di insulti erano gli stessi abitanti di Taranto che appena sei mesi prima l’avevano issata in Parlamento con il mandato di chiudere l’acciaieria più grande e inquinante d’europa.

In quei giorni Taranto era il palcosceni­co dell’alternativ­a stellare. Democrazia diretta, green economy, decrescita felice. Arrivò anche Beppe Grillo per vaticinare che al posto dell’ilva sarebbe sorto un parco acquatico. Invece del parco, Di Maio ha finito per fare un accordo con la multinazio­nale. Il migliore possibile, probabilme­nte. Ma gli elettori sono come gli amanti: perdonano tutto, tranne le aspettativ­e tradite. Specie quando li hai illusi che la democrazia sia una pratica sbrigativa, risolvibil­e con un clic e circoscrit­ta a quelli che già la pensano come te, anziché il lavoro paziente e noioso di chi deve mettere insieme interessi divergenti: i polmoni e lo stipendio, per esempio. Se semini sogni e raccogli compromess­i, scendi dall’onda del consenso popolare su cui il pragmatico Salvini volteggia ormai in solitudine. La deputata grillina che scappa dalle orde degli innamorati delusi, scortata come un notabile del vecchio regime, sancisce un cambio di scenario. Il momento esatto in cui le Cinquestel­le precipitar­ono sulla Terra.

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