«Stiamo attenti sull’anticorruzione Non ci vadano di mezzo gli innocenti»
La ministra della Lega: i reati vanno ben definiti, sbagliato ampliare il traffico di influenze
«Nel governo c’è piena condivisione sul provvedimento anticorruzione ma ora, proprio perché stiamo inasprendo le pene, serve essere tassativi nella individuazione delle figure di reato... Non ci devono andare di mezzo gli innocenti, altrimenti sarebbe una tragedia». Il ministro della Pubblica amministrazione, l’avvocato Giulia Bongiorno, racconta che, alla vigilia del Consiglio dei ministri, Matteo Salvini ha voluto fare il punto col suo stato maggiore sul disegno di legge «spazzacorrotti» perché, ha avvertito il segretario della Lega, «alcuni passaggi del pacchetto mettono sotto inchiesta 60 milioni di italiani».
Ministro, prima di entrare nel merito del testo una domanda sul Guardasigilli Bonafede che ha dovuto difendere i magistrati del caso «Diciotti» attaccati da Salvini. A chi dà ragione?
«Salvini non ha mai detto che ritiene il provvedimento frutto di una magistratura politicizzata».
Lei, sull’anticorruzione, ha parlato in Consiglio a nome della Lega e poi il testo è stato approvato «salvo intese». Dovrà essere corretto?
«Abbiamo dato alcuni suggerimenti in una cornice chiara. Nel governo c’è condivisione sulla ratio della legge che crea una specie di “doppio binario”, simile a quanto già applicato per la mafia e il terrorismo, anche ai reati contro la Pubblica amministrazione. Abbiamo chiesto, dunque, di essere particolarmente attenti nella tassatività delle figure di reato. Il limite tra lecito e illecito deve essere nitido, deve essere chiaro il perimetro dei comportamenti che vogliamo punire».
Quali limiti, allora, dovrà rispettare l’«agente sotto copertura» che il governo vuole infiltrare negli uffici?
«Correttamente il ministro della Giustizia Bonafede, che
è l’artefice del provvedimento, ha puntato sull’agente sotto copertura scartando l’ipotesi dell’agente provocatore che non avrei condiviso. L’agente sotto copertura già esiste, opera per estorsioni, droga e terrorismo, e anche nell’ambito della pubblica amministrazione si dovrà muovere, sotto la direzione e il controllo del pubblico ministero, solo quando ci sono elementi di reato. Non potrà certo istigare a commettere reati ma, per esempio, in una gara d’appalto in cui si è riscontrata una turbativa potrà presentarsi come uno dei partecipanti».
La Lega ha anche segnalato
l’inopportunità del Daspo «a vita», l’interdizione dai pubblici uffici per le pene definitive sopra 2 anni.
«L’accorgimento, sull’onda delle osservazioni di alcuni giuristi, lo ha preso lo stesso Bonafede con il risultato che il Daspo perpetuo prevede la riabilitazione».
Massimo 15 anni, quindi.
I confini
«Il limite tra lecito e illecito sia nitido, deve essere chiaro che cosa puniamo»
«Tredici più due».
Pure per l’abuso d’ufficio?
«Abbiamo chiesto che il Daspo venisse eliminato per l’abuso d’ufficio che è un reato contenitore, molto vago e facile da contestare. Il disvalore di un abuso d’ufficio è minore di quello di altri reati».
Troppo pure per il traffico di influenze introdotto con la legge Severino del 2012?
«È stato decisamente ampliato: ecco, proprio perché sono state alzate le pene, con tutte le conseguenze che riguardano l’invasività delle indagini comprese le intercettazioni, è bene che i reati siano ben definiti. Il traffico di influenze è un reato che ho sempre contestato perché scritto con scarsa precisione. Qual è il confine esatto tra lecito e illecito nell’ ambito dell’ attività di lobbying?».
I magistrati dicono che la legge, senza riforma della prescrizione, non serve.
«Con Bonafede siamo d’accordo che la prima cosa è accelerare i processi. Stiamo cercando risorse per assunzioni mirate. Io dopo questa esperienza tornerò in tribunale e so che, dopo le 14, ti dicono sempre la stessa cosa. “Il cancelliere è andato via”...».