Corriere della Sera

Dal Tap a Saramago, lo show di Conte

Il premier: il gasdotto? Vedremo, impegni già assunti. Per viale Mazzini punta ancora su Foa

- di Monica Guerzoni

CEGLIE MESSAPICA (BRINDISI) La cittadina pugliese si è vestita a festa, la torre dell’orologio sfoggia un Tricolore di luci e la banda del Paese intona marcette militari locali. Sul palco addobbato di fiori come per un matrimonio sale con un’ora di ritardo il premier ed è la prima intervista open air da quando l’avvocato di Volturara Appula (Foggia) è approdato a Palazzo Chigi. Duemila persone in piazza del Plebiscito, ovazione («Ciao Peppe!») e grande accoglienz­a per il «nostro concittadi­no Rocco Casalino», il portavoce che Conte loderà con slancio.

L’inizio è intimistic­o, si chiacchier­a di libri, hobby e cucina, come se Roma fosse lontana anni luce e come se Matteo Salvini, con il suo attacco alla magistratu­ra, non avesse portato i corpi dello Stato sull’orlo della collisione. Si fa il gioco della torre. Di Maio o Salvini? «Non butto giù nessuno dei due, altrimenti cade il governo». Tria o Savona? «Li amo entrambi». Renzi o Gentiloni? «Il primo si è già buttato da solo». Quali giornali legge? «Nessuno, altrimenti non potrei governare il Paese». E il gasdotto Tap, si farà? «Sono impegni già assunti, vedremo se ci sono irregolari­tà». È un Conte show, che gioca in casa, cita Hegel ed Einaudi e cerca, in diretta streaming, di accrescere ancora la sintonia con l’opinione pubblica.

Rivela, si fa per dire, di amare la pasta con le verdure, consiglia la lettura di Saramago e l’ascolto di giganti del jazz come Miles Davis. Ma la polemica politica infuria, la manovra incombe, il governo balla e Conte rassicura: «Non abbiamo fatto partire questa esperienza pensando che, dopo qualche mese, ce ne torniamo a casa. Siamo qui per durare una intera legislatur­a». Qui la piazza si scalda e grida «bravo», lui prende coraggio e si lancia. Promette che le riforme saranno «varate tutte, con gradualità». Prova ad allontanar­e l’attenzione dell’europa dai vincoli di bilancio: «Non dico che sforeremo il 3%, non esiste proprio... Il nostro obiettivo è contenere il debito».

Sa che gli applausi qui sono con lui e accoglie di buon grado anche la domanda sulla gaffe che da due giorni lo perseguita, il concorso per traslocare dall’ateneo di Firenze a La Sapienza di Roma. Conferma che lunedì non si presenterà all’esame perché deve incontrare il presidente Tusk, ma rivendica il diritto di proseguire, un giorno, la sua carriera universita­ria: «Chiudiamo la storia. Però mi sorprende come ci si butti addosso a fare polemica. Quella del premier non è una poltrona a vita, io sono sempre stato avvocato». E qui di nuovo smentisce di esser a caccia di un doppio lavoro perché il governo avrà vita breve: «Fandonie. Il governo durerà cinque anni, se ne facciano a ragione».

Evidente lo sforzo di smantellar­e l’immagine del prestanome oscurato dai suoi vice, per i quali Conte ha solo parole di ammirazion­e. L’attacco di Salvini ai magistrati? «Un leader che non può disporre di un euro per fare attività politica è un grosso problema, che va risolto nei canali di legittimit­à. Capisco il suo scoramento e se non avessi questa veste mi offrirei alla Lega come avvocato difensore». C’è ancora tempo per tranquilli­zzare l’europa («Italexit? Mai contemplat­a»), per confermare la sforbiciat­a alle «pensioni d’argento», per tornare sul dramma di Genova e garantire che in futuro ogni concession­e, dalle autostrade alle frequenze tv, verrà «rinegoziat­a a favore dello Stato». E sulla Rai spera «che si recuperi la presidenza Foa». Il reddito di cittadinan­za si farà, promette, rivendica il ruolo di mediatore tra «interessi contrappos­ti» e accetta persino un’ultima gag tutta al femminile. Tra Boschi e Carfagna?: «Butto giù Boschi perché la conosco già».

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Premier Giuseppe Conte, 54 anni, in carica dal primo giugno

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