Meno lavoro e fiducia, i segni della crescita «quasi zero»
Che l’italia stia rallentando è noto, ma non preoccupa troppo i manager riuniti al Forum Ambrosetti. Ieri hanno riaffermato la loro intenzione di investire e assumere. Ci si può chiedere però se la platea sia la regola o l’eccezione nel Paese, perché da maggio il numero degli occupati ha iniziato a scendere rapidamente. È il primo calo per tre mesi di seguito da quando il Paese è entrato in ripresa nel 2014. Per la precisione, in base ai dati Istat, in giugno e luglio si sono persi 1.131 posti di lavoro al giorno in media e questo dato in sé rappresenta un piccolo primato negativo. Mai visto prima da quando esistono queste statistiche. Anche durante la crisi europea ai tempi del governo di Mario Monti l’italia distruggeva posti di lavoro, circa seicento posti al giorno, e durante la recessione del 1992, ai tempi del governo di Giuliano Amato, ne perdeva circa novecento. Quanto ai tempi recenti di Paolo Gentiloni premier, ne guadagnava altrettanti. Non è il solo segnale preoccupante, in verità. Da maggio le ore di cassa integrazione hanno preso a salire e ormai viaggiano molto sopra ai livelli di un anno fa. L’indice di fiducia dei manager degli acquisti dell’industria è sceso a sorpresa ai minimi da due anni, su livelli appena compatibili con un ristagno delle attività. E l’istat ieri ha certificato che i consumi delle famiglie sono in calo da mesi. Forse è ancora crescita. Ma, almeno in questa fase, molto vicina allo zero.