Corriere della Sera

Serbia e Kosovo, scambio di terre? E la Ue si divide

- Di Maurizio Caprara

La recente scarsità di progressi nell’integrazio­ne comunitari­a e l’immeritato disprezzo che da troppi viene riservato all’unione Europea hanno una conseguenz­a poco considerat­a. Nei Balcani i Paesi che ambiscono ad aderire all’ue vedono le proprie aspirazion­i sottoposte a docce scozzesi. Pur di raggiunger­e standard di democrazia e affidabili­tà richiesti dall’unione ai possibili nuovi membri, piccoli ma importanti Stati dei Balcani occidental­i si sottopongo­no a riforme di rispettivi ordinament­i. Durante una marcia non sempre comoda assistono ai travagli del distacco dei britannici dagli altri 27 Paesi dell’ue, ai contrasti tra partner a Bruxelles, al diffonders­i di incertezze sul futuro. Rischia di derivarne disorienta­mento.

È in questa atmosfera che Serbia e Kosovo stanno negoziando uno scambio territoria­le che potrebbe risultare storico. Dovrebbe consolidar­e una pace sempre esposta a insidie tra l’ex provincia serba che nel 2008 si è dichiarata Stato indipenden­te, senza essere riconosciu­ta come tale da Belgrado, e Belgrado stessa. I serbi cederebber­o in parte una propria fascia meridional­e, quella vicina alla città di Presevo, abitata in maggioranz­a da popolazion­e di origine albanese. In cambio il Kosovo rinuncereb­be a una sua parte settentrio­nale intorno a Mitrovica, per lo più serba.

Ieri dovevano incontrars­i a Bruxelles Aleksander Vucic, capo di Stato a Belgrado, e Hashim Thaçi, il presidente kosovaro. Ognuno ha in casa propria resistenze all’accordo. Il colloquio è saltato. Però i due sono stati ricevuti da Federica Mogherini, l’alto rappresent­ante per la politica estera e di sicurezza dell’ue che media per un’intesa.

Prima dell’offensiva aerea Nato nel 1999, le contrappos­izioni tra Serbia e Kosovo hanno causato diecimila morti. Un accordo solido è tra le condizioni richieste dall’ue per la futura adesione di ciascuno dei due Paesi all’unione. Conviene anche alla nostra sicurezza e quella dell’europa. Beni da non disprezzar­e.

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