Obama: «Trump sfrutta la paura per dividerci»
«Con Donald Trump è a rischio la democrazia». Parola di Barack Obama. L’ex presidente degli Stati Uniti scende in campo e in un discorso all’università dell’illinois sferra un attacco durissimo contro il suo successore descrivendolo come un bullo contro cui gli americani dovrebbero ribellarsi. Obama paragona Trump ai demagoghi stranieri che sfruttano la «politica della paura e del risentimento». «Tutto questo — ha continuato — non è normale. Sono tempi straordinari, sono tempi pericolosi». Per questo bisogna mobilitarsi: «Ecco la buona notizia: in due mesi avremo la possibilità, non la certezza ma la possibilità, di restituire una parvenza di salute alla nostra politica». L’affondo segna l’esordio dell’ex presidente nella campagna per le elezioni di mid term, in cui gli americani sono chiamati a rinnovare gran parte del Congresso: un voto determinante per il prosieguo della presidenza Trump. trasmissione satirica notturna della Cbs. Lo specchio che riflette in modo più nitido queste divisioni è proprio il progressista Washington Post: la responsabile della sezione editoriali e op-ed dice che lei quell’articolo non lo avrebbe pubblicato mentre nella pagina dei commenti compaiono, uno di fianco all’altro, due articoli di collaboratori di segno opposto. Metre Marc Thiessen, che nella Casa Bianca di George Bush scriveva i discorsi del presidente, invita l’anonimo a rendere pubblica la sua denuncia e a dimettersi immediatamente, Eugene Robinson, pur riconoscendo che siamo in una situazione border line, sostiene che gli eventi degli ultimi giorni hanno aperto una crisi costituzionale di fatto: fare appello alle regole ordinarie in una fase d’emergenza, per lui, ha poco senso.
Ma un’altra commentatrice di centrodestra del Post, Jennifer Rubin, ammonisce: «Un funzionario non eletto che pretende di decidere al posto del presidente è un caso senza precedenti: altrove lo chiamano colpo di stato».
Non c’è dubbio che Trump sta travolgendo regole e prassi in tutti i campi, tanto che si moltiplicano i casi che potrebbero portare a un suo impeachment. Ma non lo scopriamo oggi: «Lo sapevamo dal primo momento» confessa Bob Corker, senatore repubblicano del Tennessee che sta per lasciare il Congresso. Trump ha superato una linea invisibile oltre la quale non è più solo il nemico del vecchio establishment ma diventa un pericolo per la sicurezza dell’america? Qui i giudizi si dividono anche se molti, pure tra i repubblicani, pensano che quella linea sia stata varcata a Helsinki dove Trump dette più credito a Putin che ai servizi segreti americani (salvo poi mettere in scena una grottesca marcia indietro).
La reazione
Donald chiede una inchiesta per scovare l’«infedele» e vuole misure contro il Times