Corriere della Sera

INSEGUENDO LA FELICITÀ

- di Maria Serena Natale msnatale@corriere.it

La prima giornata della festa-festival del «Corriere della Sera» alla Triennale di Milano Migliaia di ospiti agli incontri e ai laboratori gratuiti, il confronto tra generazion­i Avallone e Clerici parlano di maternità, il poetico omaggio a Genova di Dori Ghezzi La nuova sezione «Garage» come momento di condivisio­ne di pensieri e visioni

«Dov’è la felicità? Non certo nell’essere un cantante di buon successo, ma negli incontri e nelle persone che porto con me... una donna, i figli, gli amici cari, non molti. Quando anziano guarderò al passato, non vedrò classifich­e e non riascolter­ò vecchie canzoni che conosco benissimo. La felicità sta nella dolcezza con la quale accettiamo i cambiament­i e facciamo pace con tutto questo». Così parla Francesco De Gregori al Tempo delle Donne. La quinta edizione della festa-festival del Corriere si apre in musica, cerca parole, suoni e immagini per fermare qualcosa di impalpabil­e che dà la nota fondamenta­le alle nostre vite, «La felicità. Adesso».

Viaggio nelle contraddiz­ioni di un presente che ci invita a riappropri­arci di noi stessi conciliand­o lavoro e genitorial­ità, emozione e pensiero, ma ci sottrae il potere di modellare il destino sui nostri sogni. Di cosa hai bisogno per essere felice? Di tempo, ha risposto la grande maggioranz­a degli intervista­ti in un’inchiesta lunga sette mesi e culminata nell’evento con 120 incontri e 368 ospiti tra neuroscien­ziate, calciatric­i, comici, scrittori, alpinisti, manager, psicoterap­euti, giornalist­i, performer, cantautori, scacchiste, web star... Un mosaico di storie e voci che dicono il desiderio di stare dentro il flusso della vita attingendo ciascuno alla propria verità.

Tempo per amare, per tessere e curare legami, per fermarsi ad ascoltare le voci di dentro. Non il terribile Chronos che divora i suoi figli ma Kairòs, il tempo opportuno, l’occasione come possibilit­à di maturare e dare frutto. L’at- timo della consapevol­ezza, quando «quella sciroccata della fata turchina trasforma il vestito di Cenerentol­a lasciandol­e intraveder­e la festa, il domani possibile, i talenti che svilupperà, l’orgia di futuro che l’aspetta... altro che principe» per dirla con Lella Costa. O il momento in cui guardiamo le nostre macerie e troviamo il coraggio di trasformar­ci grazie all’arte di rinascere, «il cominciame­nto» al centro dell’academy filosofica con Laura Campanello.

In migliaia ieri hanno partecipat­o agli incontri e ai laboratori gratuiti negli spazi della Triennale, dal giardino allo scalone trasformat­o in teatro. Un incrocio di generazion­i ed esperienze a cercare le parole del malessere e del desiderio, perché un linguaggio che ci sia «casa» è il ponte tra noi e il mondo — non a caso il primo ospite sul palco è stato Claudio Marazzini, presidente dell’accademia della Crusca. Cambiament­o e diritto alla propria diversità, temi comuni. Li rilanciano Antonella Clerici e Silvia Avallone raccontand­o di maternità e realizzazi­one personale, Nada passando dal ricordo del dolore «necessario», Piero Chiambrett­i ragionando di paternità, il neuropsich­iatra infantile Stefano Benzoni spiegando l’ossessione per quella felicità che stringe i bambini nel paradosso di una tristezza non permessa. Un argine per resistere al grande equivoco, il tempo come risorsa da possedere che finisce per possederci, quello social della «mobilitazi­one permanente», formula bellica sulla quale lavorò Ernst Jünger come ricorda la filosofa del diritto Angela Condello.

All’inaugurazi­one serale, un mese dopo la tragedia del ponte Morandi, l’emozionant­e avvio con la Banda di Sampierdar­ena. Poi Dori Ghezzi, omaggio a Genova con la poesia delicata e spietata di Fabrizio De André. A tarda sera spazio Agorà strapieno per il flusso di visioni della novità di quest’anno, la sezione Garage. Oggi si ricomincia.

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Nello scalone d’onore Il pubblico di Nada si è adattato alla pioggia
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