Rosneft, il petrolio russo e l’asse con il Qatar
Per il bilancio russo e per le ambizioni internazionali di Mosca il petrolio continua a rivestire un ruolo fondamentale. E petrolio in russo si traduce sostanzialmente in Rosneft, la società guidata dal braccio destro di Putin, Igor Sechin, che produce poco meno della metà di tutto il greggio del Paese. La sua privatizzazione parziale (sono già presenti i britannici di Bp) in un momento difficile per i conti pubblici ha permesso a Mosca di incassare preziosi introiti. Ora, il gruppo Glencore del miliardario Ivan Glasenberg, che si era assunto con il Fondo sovrano del Qatar l’onere di prendersi quasi il 20% del capitale Rosneft, ha definitivamente abbandonato la partita a favore dell’emirato (e Intesa Sanpaolo che aveva partecipato all’operazione ha visto il suo prestito rimborsato). Equilibri finanziari, ma non solo. Una parte di quella quota Rosneft doveva finire ai cinesi di Cefc, ma poi l’affare è saltato. All’asse con Pechino si è quindi sostituito quello con il Qatar, un attore che ha un suo ruolo particolare sullo scenario mediorientale. In contrasto con l’iran ma anche con i sauditi che invece con Mosca continuano a onorare gli impegni del cosiddetto Opec-2. Il Qatar poi non rinuncia neppure a dire la sua nello scenario libico, dove Mosca e l’egitto appoggiano Haftar. Gli intrecci complessi della geopolitica.