Corriere della Sera

Rosneft, il petrolio russo e l’asse con il Qatar

- Di Stefano Agnoli

Per il bilancio russo e per le ambizioni internazio­nali di Mosca il petrolio continua a rivestire un ruolo fondamenta­le. E petrolio in russo si traduce sostanzial­mente in Rosneft, la società guidata dal braccio destro di Putin, Igor Sechin, che produce poco meno della metà di tutto il greggio del Paese. La sua privatizza­zione parziale (sono già presenti i britannici di Bp) in un momento difficile per i conti pubblici ha permesso a Mosca di incassare preziosi introiti. Ora, il gruppo Glencore del miliardari­o Ivan Glasenberg, che si era assunto con il Fondo sovrano del Qatar l’onere di prendersi quasi il 20% del capitale Rosneft, ha definitiva­mente abbandonat­o la partita a favore dell’emirato (e Intesa Sanpaolo che aveva partecipat­o all’operazione ha visto il suo prestito rimborsato). Equilibri finanziari, ma non solo. Una parte di quella quota Rosneft doveva finire ai cinesi di Cefc, ma poi l’affare è saltato. All’asse con Pechino si è quindi sostituito quello con il Qatar, un attore che ha un suo ruolo particolar­e sullo scenario mediorient­ale. In contrasto con l’iran ma anche con i sauditi che invece con Mosca continuano a onorare gli impegni del cosiddetto Opec-2. Il Qatar poi non rinuncia neppure a dire la sua nello scenario libico, dove Mosca e l’egitto appoggiano Haftar. Gli intrecci complessi della geopolitic­a.

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