Caravaggio, Bellini, Lippi: Prato ritrova i suoi capolavori
Grazie al Progetto Cultura di Intesa Sanpaolo riapre al pubblico la Galleria di Palazzo degli Alberti. Oggi e domani visibile una prima selezione di undici opere
Le principali opere d’arte già della Cassa di Risparmio di Prato, oggi proprietà di Banca Popolare di Vicenza in liquidazione amministrativa, potranno essere nuovamente ammirate presso il Palazzo degli Alberti grazie al Progetto Cultura di Intesa Sanpaolo. In questo weekend sarà possibile visitare gratuitamente, nella Galleria del Palazzo, una selezione di undici opere, tra cui i capolavori di Caravaggio, Giovanni Bellini, Filippo Lippi, Puccio di Simone, alcune pitture del Cinqueseicento di area fiorentina e due sculture di Lorenzo Bartolini, artista attivo a Prato nella prima metà dell’ottocento. La riapertura definitiva di questi spazi espositivi, che renderà disponibile alla pubblica fruizione un’ampia selezione di questo patrimonio artistico, è prevista per l’inizio del 2019. Tale riapertura, voluta da Intesa-sanpaolo, è stata resa possibile dalla ormai ex Banca Popolare di Vicenza, con il Comune di Prato e la Soprintendenza della Città Metropolitana di Firenze.
«L’apertura al pubblico della Galleria degli Alberti conferma la visione che anima Progetto Cultura di Intesa Sanpaolo nell’impegno a promuovere la bellezza del patrimonio artistico e culturale italiano — ha commentato Michele Coppola, direttore Arte, cultura e beni storici di Intesa Sanpaolo —. Avviene valorizzando le opere d’arte delle nostre collezioni grazie alle Gallerie d’italia, ma anche aprendo i nostri palazzi storici che sottolineano la ricchezza artistica del Paese».
Il duecentesco Palazzo degli Alberti, storica residenza gentilizia situata nel centro di Prato, si aggiunge così a Palazzo Leone Montanari di Vicenza, Palazzo Zevallos-stigliano di Napoli e alle Gallerie d’italia di piazza Scala a Milano come sede espositiva che la banca mette a disposizione di tutti i cittadini.
I tre pezzi più toccanti della collezione sono la Madonna con il Bambino di Filippo Lippi, la Coronazione di spine di Caravaggio e la Crocefissione di Giovanni Bellini. La prima faceva parte di un altarolo di devozione domestica smembrato. Il frammento venne poi reinserito in una cornice di pastiglia e attribuito a Lippi, su base stilistica, dopo il ritrovamento intorno agli Anni 30 del Novecento. Il Caravaggio è stato esposto per la prima volta nel 1951, quando era considerato una copia dell’artista. Roberto Longhi, allora, lo attribuì al Merisi, attribuzione confermata dopo il restauro del ’74. L’opera dovrebbe risalire ai primi del Seicento e ne esiste un’altra versione conservata al Kunsthistorisches Museum di Vienna. Il Bellini, infine, ha la particolarità di mostrare un Cristo in croce davanti a un cimitero ebraico.