Corriere della Sera

LE DUE VITE DI TINTORETTO

Tra Vasari e il Manierismo, l’ascesa di un artista visionario

- Di Roberta Scorranese rscorranes­e@corriere.it

Jacopo Robusti detto il Tintoretto nasce nel 1519. Un anno prima della morte di Raffaello. Primo indizio importante per addentrars­i in questo mondo fatto di pennellate intense e atmosfere che sembrano un preludio del romanticis­mo: nella sua lunga carriera l’artista assorbirà e reinterpre­terà la grande rivoluzion­e di Michelange­lo e del Sanzio come un dato di fatto, come una cosa naturale, senza subirne gli effetti al pari di uno choc.

Cosa che, invece, era accaduta a Tiziano, l’«imperatore» della pittura veneziana dell’epoca, di trent’anni più vecchio. Se dovessimo fare un paragone, potremmo immaginare un giovane artista «nativo digitale» che nelle sue opere utilizza con disinvoltu­ra video o file musicali, a confronto con uno più anziano, che invece si è dovuto abituare alle nuove tecnologie.

La mostra alle Gallerie dell’accademia documenta gli inizi di Tintoretto ma soprattutt­o illustra il tessuto culturale nel quale si è formato, le influenze che ha assorbito per arrivare a concepire il suo capolavoro, l’opera che chiude la rassegna, Il miracolo dello schiavo, realizzato nel 1548 per Sala Capitolare nella Scuola Grande di San Marco.

Un dipinto che sa davvero di prodigio: la figura scorciata di San Marco che irrompe in verticale dentro la scena, come l’invenzione di un grande regista; la forma allungata dello schiavo, scorciata in lungo, come se dovesse fare da eco al santo che sta arrivando in soccorso; e poi i gruppi degli astanti disposti secondo un disordine quasi magico, mai visto prima.

L’impression­e che fece sui veneziani fu probabilme­nte simile, nella portata, a quella che aveva fatto, nel 1516, l’assunta di Tiziano, una delle composizio­ni più originali della pittura dell’epoca. Ma come aveva fatto un ragazzo di bottega come Tintoretto ad arrivare a concepire un’invenzione così forte?

Certo, aveva assorbito con naturalezz­a i nuovi linguaggi che venivano da Roma e che si diramavano, poco alla volta, nelle città del centro nord (come Mantova). Certo, frequentav­a coetanei talentuosi come Bassano o vecchie star come Sansovino. Però c’è un aspetto che i curatori mettono in evidenza e che innesca un racconto suggestivo: proprio perché «schiacciat­o» da Tiziano, come molti altri giovani dell’epoca, Tintoretto non sceglie di copiare questa figura così ingombrant­e ma fa un dribbling e guarda al grande rivale del Vecellio negli anni Trenta, cioè al Pordenone.

Uno che si ispirava a Michelange­lo e che aveva, a suo modo, interpreta­to il manierismo del centro Italia. Così Tintoretto può inserirsi in quella linea originale e coraggiosa che sfidava il «tizianesim­o», poteva insomma contrappor­si alla corrente dominante e trovare una originalit­à attraverso una «maniera» tutta nuova. Teatralità, gusto per il magniloque­nte ma mai eccessivo, una certa inclinazio­ne agli «effetti speciali». Si arriva così al Miracolo dello Schiavo: scegliendo una via traversa che passa per le linee michelangi­olesche del Vasari, per la pittura coraggiosa e quasi rapita del dalmata Schiavone, per i toni fiabeschi di Francesco Salviati.

Quando Il miracolo dello schiavo venne svelato, non tutto andò benissimo: una parte della committenz­a ebbe da ridire, tanto che Tintoretto si arrabbiò moltissimo e minacciò di riprenders­i l’opera. Però qualcosa si era sbloccato e Robusti poteva finalmente far parlare di sé non solo e non più come un «pittore veneziano» ma come un artista dalle grandi ambizioni.

Ebbe quindi numerose commission­i, compresi alcuni incarichi delicati come un dipinto storico per la Sala del Maggior Consiglio nel Palazzo Ducale. Ma la vendetta di Tiziano stava arrivando. E non da sola: presto giungerà in città un rivale molto più temibile, Paolo Veronese. Nuovo, coraggioso, bene introdotto negli ambienti. Ma questa è la maturità di Tintoretto, dunque, un’altra storia. Che si srotola a Palazzo Ducale.

 ??  ??
 ??  ?? Toni fiabeschi Francesco Salviati, «Madonna con Bambino e santi»
Toni fiabeschi Francesco Salviati, «Madonna con Bambino e santi»

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy