Corriere della Sera

I gol di Derrida ispirati da Nietzsche

Giancristi­ano Desiderio intreccia calcio e filosofia, Platone e Pelé, Vico e Maradona

- Di Gianluca Mercuri

«Pelé che salta, si ferma immobile nell’aria e attende la palla è più di un giocatore: è l’eidos platonico del gol che fa esistere i gol». Su quella rete della finale mondiale del 1970 — O Rey che sovrasta Burgnich e dal cielo fulmina Albertosi — è stato scritto di tutto. Mancava l’interpreta­zione filosofica di un gesto scolpito nella storia dello sport, e il vuoto lo riempie Giancristi­ano Desiderio in un libro che è un’avventura riuscita: tra i tanti intellettu­ali che si sono cimentati col pallone nessuperch­é no l’aveva accostato con tanta passione alle vette più alte del pensiero.

Essere e gioco da Platone a Pelé. Il senso del calcio e della condizione umana (Ultra editore) è un divertisse­ment ma pure un saggio ponderoso, un sofisma lungo 300 pagine, ma anche un trattato compiuto di logica ed estetica: perché anche il lettore diffidente si convince, pagina dopo pagina, che calcio e filosofia non solo sono affini, ma hanno proprio la stessa funzione, farci stare insieme e dialogare, farci afferrare il senso dei nostri passi e dei nostri passaggi.

Perché Diego Maradona incarni la logica poetica di Giambattis­ta Vico, Johann Cruijff sia l’hegeliano perfetto e Franz Beckenbaue­r abbia fatto impazzire Martin Heidegger sono questioni sufficient­i a invogliare lo sfoglio. Se gli accostamen­ti paiono arditi, si sappia che proprio Heidegger era stato un’eccellente ala sinistra, e che Jacques Derrida si nutriva di Friedrich Nietzsche (anche) era convinto «che non fosse di ostacolo, e, anzi, lo avrebbe portato più rapidament­e davanti alla porta avversaria». Era, infatti, (anche) un centravant­i.

Aneddoti deliziosi in un percorso niente affatto semplice, eppure morbido: anziché nobilitare il calcio in modo pomposo, Desiderio riumanizza la filosofia, la riporta dalla cattedra ai campetti della vita. Perché «se la filosofia non è appesantit­a da un sapere astratto e accademico è la cosa più leggera che ci sia. Bisogna saperla accarezzar­e, proprio come si accarezza un pallone».

Tedeschi

Le giocate di Franz Beckenbaue­r facevano impazzire l’austero Martin Heidegger

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