Audizioni con autorità e rifugiati Il metodo del team di esperti
Ispettori già in azione in anni recenti, dalla Sicilia a Calais
Non è la prima e, quasi certamente, non sarà l’ultima «ispezione» inviata dalle Nazioni Unite in Italia per valutare le condizioni dei migranti e di qualche minoranza vulnerabile, come i Rom: «Non sono visite inusuali — si stupisce di tanto clamore Liz Throssell, portavoce dell’alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani —. Ne sono già state condotte altre in diversi Paesi europei, come Francia, Grecia e Bulgaria, e anche in Centroamerica. Io stessa ho fatto parte della missione a Lampedusa e in Sicilia, nell’estate del 2016, per monitorare il rispetto dei diritti umani nel contesto dei movimenti migratori in Eurocasa pa. E, in quell’occasione, abbiamo ricevuto pieno ed eccellente appoggio dal governo italiano».
Gli incaricati dell’onu concentrarono la loro attenzione sul Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Ponte Galeria, a Roma, sugli hot spot di Lampedusa, Trapani e Pozzallo, sull’ex Casa Marconi di Palermo. Rientrarono con un’ottima impressione della delle Culture di Scicli, gestita dalla Federazione delle Chiese Evangeliche nel sud est della Sicilia, dove erano accuditi quell’anno 24 minorenni. Così come di un centro pubblico di Palermo che accoglieva 15 ragazzine, alcune di appena 12 o 13 anni.
La tutela fornita loro dalla legge italiana riscosse l’incondizionata approvazione di Imma Guerras-delgado, consulente Onu per i diritti dell’infanzia. Ma il rapporto conclusivo non lesinava critiche e raccomandazioni, considerando che troppo spesso la sorte dei minori non accompagnati era affidata soltanto alla fortuna di non capitare nei centri sovraffollati.
Non mancavano appunti sugli hot spot di Pozzallo e di Lampedusa, dove la permanenza in attesa di trasferimento si prolunga oltre i termini legali e dove Pia Oberoi, una degli inviati da Ginevra ha rilevato «un’opprimente mancanza di informazioni» tra i migranti, riguardo ai loro diritti e doveri, e alle procedure da seguire per richiedere asilo. Ma il rapporto finale, «In Search of Dignity», in cerca di dignità, non era stato certo più indulgente con la situazione a Calais, nel nord della Francia, o con l’uso proporzionato della forza da parte della polizia bulgara quando prende le impronte digitali o respinge oltre confine.
La prossima visita annunciata dell’ex presidente del Cile, Michelle Bachelet, da dieci giorni a capo dell’alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, seguirà più o meno gli stessi criteri e modalità, informano dal suo ufficio, allarmato «dal crescente numero di aggressioni razziste e atti di xenofobia» registrati ultimamente in Italia ai danni di «migranti, Rom e minoranze etniche». Il gruppo sarà formato da «funzionari dell’onu, legali esperti in diritti umani e, come in tutte le nostre missioni di monitoraggio — prosegue Liz Throssell —, intende lavorare in stretta collaborazione con il governo e con tutte le parti interessate del Paese, inclusi esponenti della società civile, di organizzazioni per la difesa dei diritti umani e migranti».
Ma non è detto che sia ricevuto, come due anni fa, dai ministri dell’interno e degli Esteri.
La portavoce
Liz Throssell: «Ero nella squadra del 2016 a Lampedusa, il governo allora ci aiutò»