Salvini prepara la sfida «Non accettiamo lezioni Pensino al Venezuela»
Il leader leghista: proteggano gli italiani bloccati lì
MILANO «Dio c’è, ma non sei tu: rilassati!». Don Gino Rigoldi, il prete degli ultimi, da sempre vicino ai migranti, prende a braccetto Matteo Salvini e gli regala una t-shirt con questa scritta ironica, per tentare di colmare una distanza che però rimane incolmabile. Il ministro sorride: «È polemica, ma gentile». Siamo alla periferia sud di Milano, dove si trova la fondazione che porta il nome del cappellano che dal 1973 si occupa del recupero dei ragazzi del carcere minorile Beccaria. È da qui che Salvini ribatte all’annuncio da parte dell’onu di ispezioni riguardo gli episodi di razzismo in Italia: «Non accettiamo lezioni — sbotta il capo del Viminale dietro le quinte —. Pensino piuttosto a tutelare gli italiani che sono bloccati in Venezuela».
Don Gino e Salvini sono come il sole e la luna. Si rispettate no, ma si combattono dal 1993, cioè da quando l’allora ventenne padano viene eletto per la prima volta consigliere comunale a Palazzo Marino e inizia la sua battaglia contro i campi rom, cioè una buona parte degli «ultimi» di cui Rigoldi si prende cura da sempre. Ad evitare lo scontro totale c’è la milanesità del parroco e del ministro. Quest’ultimo, prima di salire sul palco per parlare di immigrazione ma non solo, passeggia per una decina di minuti nel parco e, dopo avergli dato il suo cellulare, promette a don Gino che «il carcere minorile avrà un direttore dopo 15 anni e un nuovo futuro». Un altro punto di contatto? «Sui migranti l’europa deve fare la propria parte».
Poi Salvini sale sul palco della Fondazione don Rigoldi, intervistato dal direttore del tg de La7 Enrico Mentana sul tema «Change. Gli italiani sono in rivolta». L’inizio è col botto: «Me ne frego!», ripete due volte il ministro riferendosi alle polemiche sul piglio della sua comunicazione sui social network e non solo. Poi, accortosi del pericolo scivoloni, aggiusta il tiro: «Me ne disinteresso». E per raccontare la genesi di questo «Risorgimento sovranista» ricorda il volo in Pennsylvania, per partecipare ad un comizio del candidato presidente Usa Donald Trump: «Capii che avrebbe vinto perché riusciva a smuovere l’america profonda, quella che le éli- politiche democratiche avevano smesso di ascoltare da troppo tempo». E Salvini aggiunge poi di aver fatto suppergiù la stessa cosa: «Anche in Italia il sistema stava più che scricchiolando. Il Pd aveva perso il contatto con la gente e Renzi si era montato la testa. Per questo ripeto di continuo ai miei di tenere i piedi per terra». L’urgenza su un’emergenza immigrazione negata dai numeri? «L’approccio irremovibile su questo fronte aveva un obiettivo chiaro: “volere è potere”, e ci siamo riusciti». E poi: «Secondo voi sono un sequestratore di persone? — chiede rivolgendosi alla platea — Ora tocca alla manovra, che non possiamo sbagliare».
Salvini si dice anche disponibile ad organizzare («purché sia una cosa seria») una manifestazione contro la mafia a Napoli, al fianco dello scrittore Roberto Saviano, suo grande critico. Venerdì prossimo, Salvini volerà a Vienna per partecipare al vertice con 27 ministri dell’interno della Ue: «Dobbiamo rialzare la guardia contro il terrorismo, perché abbiamo segnali riguardo il rientro di molti foreign fighters — spiega il capo del Viminale —. Se vogliamo un’europa più forte, non possiamo partire dalla moneta unica, ma dobbiamo puntare sull’identità e sui valori che ci accomunano, a partire dal nostro essere cristiani».
Sono stata una prigioniera politica, figlia di prigionieri politici. Sono stata una rifugiata e un medico, e in qualità di medico ho curato bambini che hanno sperimentato la tortura e la sparizione forzata dei loro genitori
L’UE dovrebbe soccorrere chi attraversa il Mediterraneo. Roma ha negato l’accesso alle navi Ong: conseguenze devastanti per persone già vulnerabili Michelle Bachelet Alto Commissario Onu per i Diritti Umani