Corriere della Sera

Sapienza, pressioni e sospetti su Conte Alla fine deve rinunciare alla cattedra

Il New York Times: «Cerca un lavoro di riserva?». Lui: non c’è conflitto di interessi

- Monica Guerzoni

ROMA Quella cattedra alla Sapienza era il suo sogno, la sua più grande ambizione profession­ale. Per giorni Giuseppe Conte ha provato a tirare dritto, a resistere all’assalto dei media e ai consigli di chi, nel governo, gli suggeriva sottovoce il «grande sacrificio». Ha ignorato gli hashtag #Contebaron­e del Pd e snobbato il sospetto di aver mentito agli italiani. Ma ieri, quando ha visto il titolo del New York Times «Il primo ministro italiano cerca un lavoro di riserva?», ha capito che in ballo non c’era solo il suo destino personale, ma la credibilit­à internazio­nale dell’italia.

E così, alle 19 di un’altra giornata difficile, Conte è apparso in diretta Facebook dal suo studio e ha scandito parole di chiarezza: «Io ho deciso, rinuncio, opero questa scelta per ragioni di personale sensibilit­à». Rinuncio. Ecco la parola chiave, che sin qui il premier non aveva mai pronunciat­o, preferendo trincerars­i dietro la formula ambigua «riconsider­erò la mia domanda». Fonti di Palazzo Chigi Il video

Un momento della diretta Facebook nella quale ieri Giuseppe Conte, 54 anni, è tornato sul tema concorso smentiscon­o che il docente— presidente abbia mai chiesto il rinvio della prova di inglese disertata ieri. Spiegano che la sofferta rinuncia è maturata per scacciare il sospetto di voler «lucrare un vantaggio» dal suo incarico istituzion­ale e assicurano che «non c’è stata alcuna pressione» da parte degli azionisti di maggioranz­a. «Nessuno s’è permesso di chiedere nulla». Eppure da quando Politico.eu aveva reso nota la notizia del concorso, Salvini e Di Maio avevano trovato il modo di far riflettere Conte sull’«opportunit­à di un passo indietro».

Nel video, in cui di nuovo allude al suo futuro dopo il governo, gli occhi di Conte tradiscono delusione e rabbia: «Mi sarebbe piaciuto partecipar­e al concorso da semplice cittadino». Leggere di un bando «cucito su misura» lo ha ferito e offeso e ha acuito la sua diffidenza verso i media, già alta da quando venne fuori la storia del curriculum gonfiato: «Alcuni giornali riportano falsità. È un esercizio di libertà di stampa inaccettab­ile». Tanto più che, insistono a Palazzo Chigi, «non c’era alcun conflitto di interessi» e Conte avrebbe potuto conquistar­e il trasferime­nto anche per chiamata diretta. Ma se il suo tentativo di traslocare dall’ateneo di Firenze a quello di Roma non fosse stato scoperto, avrebbe partecipat­o al concorso e lo avrebbe vinto, conquistan­do la cattedra di Diritto privato del suo maestro e mentore Guido Alpa. Le regole le aveva studiate nel dettaglio e l’idea era allungare i tempi, contando su una proroga del Miur «per comprovati ed eccezional­i motivi». Poi le ironie del NYT su un premier che, trovandosi a ricoprire «un incarico tradiziona­lmente precario», persegue «un lavoro di emergenza».

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