LA SINDROME DELL’ASSEDIO PER VELARE LE DIFFICOLTÀ
L a strategia che emerge ogni giorno di più è quella del «tanti nemici, tanto onore». Si tratti dei mercati finanziari, dell’unione europea, dell’onu, della magistratura, perfino dei giornali, Movimento Cinque Stelle e Lega sono pronti a puntare il dito accusatore. In parte, è il riflesso naturale di una maggioranza inedita, che si trova a governare per la prima volta e teme l’accerchiamento. In parte, dipende dall’inconsistenza delle opposizioni parlamentari e dunque dall’esigenza di trovare e nel caso inventarsi comunque dei nemici.
Il risultato è che alle ostilità reali si sommano quelle temute o sperate: perché la sindrome dell’assedio è funzionale al mantenimento dell’intesa tra due forze eterogenee e con agende contraddittorie. In qualche modo, lo ha ammesso candidamente il vicepremier e ministro dei Cinque Stelle, Luigi Di Maio: più ci attaccano più sento di essere nel giusto. E lo stesso, in fondo, vale per Matteo Salvini, l’altro vice e referente del premier Giuseppe Conte. L’onu che inopinatamente promette di mandare qualcuno a misurare il razzismo italiano, regala al capo della Lega un nuovo argomento elettorale: minacciando subito un taglio dei fondi all’organizzazione.
Bisogna dire che Salvini è più abile a cavalcare queste occasioni polemiche. Lo scontro con i giudici che lo accusano di sequestro di migranti e requisiscono i conti della Lega per la truffa della gestione di Umberto Bossi, gli permette di vestire i panni della vittima: anche se iperaggressiva. E soprattutto, mette in ombra le ambiguità di una strategia che punta a ridurre gli arrivi attraverso il Mediterraneo; ma in parallelo punta a un asse antieuropeo con alcuni Paesi dell’est che sono i primi a rifiutare di prendersi anche un solo migrante presente in Italia.
Quanto all’attacco arrivato ieri da Michelle Bachelet, ex presidente cilena, per conto delle Nazioni Unite, il ministro dell’interno e vicepremier ha giustamente risposto che l’italia non prende lezioni. E si è vantato dei 700 mila migranti arrivati e accolti negli anni scorsi, senza nessun aiuto da parte dell’europa. Osservazione sacrosanta, sebbene paradossale, fatta da lui: a accoglierli sono stati i governi di partiti oggi all’opposizione, e sconfitti il 4 marzo da Lega e M5S anche esagerando sull’immigrazione clandestina.
L’autodifesa di Di Maio si mostra meno efficace. Un po’ perché tocca temi altrettanto divisivi ma più controversi, come l’accordo sull’ilva di Taranto o la chiusura dei negozi alla domenica. Un po’ perché deve fare i conti con una minoranza «di sinistra» dei Cinque Stelle, che lo punzecchia sul patto con la Lega. Risultato: il vicepremier non trova di meglio che ipotizzare una legge contro le proprietà «impure» dei giornali e prendersela con i cronisti «in malafede». La sua fortuna è che anche l’ex segretario del Pd, Matteo Renzi, minaccia di querelare i giornalisti che pubblicherebbero notizie false su di lui: assist involontario al governo, che potrà dire di non essere il solo a pensarla così.