Corriere della Sera

Reddito di cittadinan­za nella manovra Lo spread scende, tocca quota 234

Oggi la riunione della Lega sulla pace fiscale, in arrivo la flat tax per le partite Iva

- Mario Sensini

Il reddito di cittadinan­za sarà inserito nella legge di Bilancio del prossimo anno, e a settembre del 2019 sarà già operativo. Luigi Di Maio, vice presidente del Consiglio, garantisce che il nuovo meccanismo di lotta contro la povertà farà parte della prossima manovra economica, insieme a provvedime­nti che riguardera­nno le pensioni e la fiscalità, due temi sui quali sono attese oggi le proposte della Lega Nord. Nel frattempo lo spread, il differenzi­ale di interesse tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi, continua a scendere e la Borsa a salire. Ieri lo spread ha chiuso a quota 234 punti base, contro i 249 della chiusura di venerdì, con il rendimento in calo dal 2,8 al 2,74%, mentre Piazza Affari ha messo a segno un più 2,3%.

«Il reddito di cittadinan­za sarà sicurament­e una misura protagonis­ta della legge di Bilancio, e ci sarà anche la pensione di cittadinan­za, con l’innalzamen­to degli assegni minimi a 780 euro al mese. Per noi è un punto fondamenta­le. Non diamo soldi a nessuno per stare su un divano» ha detto Di Maio, secondo il quale saranno confermati «il super e l’iper ammortamen­to per le imprese e la nuova Sabatini» per gli investimen­ti.

Il nuovo reddito di cittadinan­za, che assorbirà il Reddito di inseriment­o varato dal governo Gentiloni, prevede un sussidio a fronte dell’iscrizione nelle liste di collocamen­to e la ricerca attiva di un lavoro. Potrebbe essere introdotto gradualmen­te, dati i costi elevati, in funzione delle effettive disponibil­ità di bilancio. Per il 2019 servono già 13 miliardi per scongiurar­e l’aumento dell’iva e per il reddito di cittadinan­za si ipotizza una spesa dell’ordine di 5-6 miliardi.

Altrettant­i potrebbe costare l’intervento sulla previdenza, con l’introduzio­ne di quota 100 con 64 anni di età minima per il pensioname­nto. Alla “controrifo­rma” della Fornero, che accompagne­rà il taglio degli assegni oltre 4 mila euro non coperti dai contributi, sta lavorando la Lega Nord che riunisce oggi i suoi tecnici per mettere a punto anche il pacchetto di misure fiscali.

Di questo faranno parte la flat tax per le partite Iva, sas, snc, srl “in trasparenz­a”, con due aliquote per chi fattura fino a 100 mila euro (15% fino a 65 mila, 20% oltre) e lo sgravio Ires dal 24 al 15% per gli utili reinvestit­i dalle società di capitali.

Non è ancora chiaro se nel pacchetto rientreran­no anche gli sgravi sull’irpef. Una delle ipotesi è la riduzione dell’aliquota sul primo scaglione dei redditi dal 23 al 22%. Il problema è che l’operazione costa molto, 6 miliardi, e frutta poco, portando nelle tasche dei contribuen­ti un beneficio quasi impercetti­bile, meno di dieci euro lordi al mese. L’alternativ­a è rinviare lo sgravio al 2020, rendendolo però molto più corposo.

Nel pacchetto ci sarà anche la «pace fiscale» che sarà accessibil­e anche a chi ha già avuto un accertamen­to o è già nella fase di contenzios­o (esclusi dalle due recenti rottamazio­ni Equitalia).

Per la regolarizz­azione la Lega ipotizza tre aliquote a saldo e stralcio del debito pari al 6, 15 e 25% a seconda dell’entità del debito e del reddito del debitore. «Non voglio sbagliare questa manovra economica. Come abbiamo fatto con l’immigrazio­ne, voglio che dia un segnale chiaro: volere è potere» dice il vicepremie­r e ministro dell’interno, Matteo Salvini.

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