Ponte, sotto torchio i manager della mail
Ascoltati per ore come testi Valeri di Autostrade e Murano di Cesi, a cui hanno sequestrato il telefonino
GENOVA Notte del 14 agosto, circa dodici ore dopo il disastro del ponte Morandi. Un manager di Austostrade, Enrico Valeri, contatta la Cesi, società di consulenza ingegneristica alla quale nel 2015 il concessionario aveva affidato uno studio per analizzare il viadotto. Risponde Chiara Murano, giovane manager di Cesi, addetto commerciale ai rapporti con Austostrade. «Le ho chiesto la documentazione riguardante quello studio perché avevamo delle difficoltà a recuperarla (a chiederlo sarebbero stati il direttore centrale Paolo Berti e il dirigente della manutenzione Michele Donferri, ndr) — ha spiegato ieri Valeri —. Era importante leggere delle consulenze, riguardavano la sorveglianza e il sistema di monitoraggio del ponte. E lei me l’ha mandata». Poco dopo la mezzanotte Murano invia infatti i vari report. Aggiunge però una mail accompagnatoria di commento che alla procura di Genova è suonata molto sospetta, scritta da una responsabile commerciale: «Questo significa, a nostro avviso — conclude la manager nella mail a Valeri, che poi la gira al direttore del Tronco Stefano Marigliani — che il ponte ha mantenuto pressoché invariata la sua risposta dinamica nel tempo, nonostante la vetustà della struttura... Dal nostro punto di vista, le attività di gestione e sorveglianza del ponte sono state adeguate e svolte con la dovuta diligenza. Riteniamo piuttosto che le cause di quanto tragicamente occorso siano da rintracciarsi nel vizio progettuale originario e che questo possa aver generato un collasso imprevisto».
Cioè, per Murano la colpa sarebbe del progetto e non di Autostrade. Una conclusione, finita poi sul tavolo del ministero delle Infrastrutture, che ha fatto sobbalzare Cesi e in particonager lare l’ingegnere Fabrizio Gatti, coordinatore dello studio: «Nel 2016 abbiamo consegnato il report finale dove veniva specificato che erano state riscontrate delle asimmetrie di comportamento negli stralli», ha dichiarato Gatti agli investigatori.
La domanda è scontata: perché Murano fa un commento del genere, assolutorio per Autostrade, quando i tecnici non si erano mai espressi in quei termini? Il sospetto è naturalmente quello: pressioni dal concessionario perché le colpe ricadano altrove. Per questo ieri i pm hanno sentito contemporaneamente, in una sorta di confronto a distanza, i due ma- come primo atto dell’indagine tecnico-amministrativa. Sette ore di audizione per lei, che ha subito il sequestro della memoria del telefonino e l’hard disk del computer. Un po’ meno per lui. «Nessuna pressione», ha tagliato corto Valeri al termine del confronto.
Da registrare infine la visita del sottosegretario delle Infrastrutture Edoardo Rixi al procuratore capo Francesco Cozzi, al quale ha espresso la sua preoccupazione per la sicurezza e l’incolumità pubblica legato al trasporto di certe merci nell’area del ponte.
Da parte di Autostrade non c’è stata alcuna pressione né è stato chiesto di ammorbidire la versione dello studio Enrico Valeri