I sicari nella Gomorra del Gargano «Uccidiamone tre in una volta sola»
Foggia, sette arresti nel clan Perna. Le riunioni per individuare le vittime
Mobile di Foggia, con il questore Mario Della Cioppa, ha creato un distaccamento sul Gargano. Gli uomini del clan Perna avevano l’arsenale pronto: «Ho 3, 4 ferri lunghi, un fucile a pompa piccolino, quello americano», più «i ferri piccoli» (pistole). Tutto disseminato nelle campagne. Buchi nella terra. Tumuli di pietra. Anfratti nei muri a secco. Nascondigli per le armi e per la droga. Puntavano a omicidi multipli. O a colpire il capo rivale, Marco Raduano, 34 anni, quello «con la mano ferita», dopo essere scampato a un agguato il 21 marzo 2018.
Nelle intercettazioni si accavallano centinaia di frasi di questi ragazzi di 20 e 30 anni fomentati nel mito della guerra criminale, dialoghi che grondano rabbia in quel dialetto tutto consonanti e gutturali.
Tra i turisti
I criminali in giro armati per le vie di Vieste
Gli arruolati più giovani hanno 12-13 anni
«Bisogna prendere proprio a lui». «Marcuccio?». «Ma lui è più difficile». E ancora: «Li acchiappi che stanno con il motorino tutti e due, li sbatti di testa a terra».
Eccolo, il retroscena nero dietro l’intonaco di calce bianca del centro storico di Vieste, case a picco sul mare che richiamano turisti da mezza Europa. Ma dove molti ragazzini (anche di 12 o 13 anni) vengono «arruolati» per reggere la marijuana o le pistole, adolescenti pestati e aggrediti per il controllo dello spaccio. Dopo l’omicidio Pecorelli («cassiere» e «negoziatore» del clan Perna), i rivali «stanno minacciando tutti i ragazzini suoi compagni, gli dicono ve ne dovete andare da Vieste, se no vi veniamo a uccidere». Le telecamere della polizia hanno ripreso persone che si passavano pistole e fucili. Dicevano: «Uccidiamo pure a lui, non ti preoccupare, un proiettile in più, un proiettile in meno. Una testa in più per terra...». Per ora, forse, qualche testa è stata risparmiata.