Sognando la California Le sfilate (sottotono) che celebrano gli Anni 70
Da Custo Barcelona a Hugo Boss. Il «caso» Self-portrait
NEW YORK Non c’è trippa per gatti in questa fashion week newyorkese. A cinque giorni dall’inizio un solo appuntamento che si ricordi, lo show dei 50 anni di moda di Ralph Laurent, e stop. Un calendario diluito e senza senso che sembra non interessare più neppure a quel popolo di eccentrici personaggi che comunque cercava di entrare sfidando ore di file fuori dalle sfilate, alle celeb (praticamente inesistenti), ai giornalisti (sempre meno), ai compratori (la metà della metà di un tempo), ai clienti (come non notare il deserto anche nelle boutique e nei department store?). Per non parlare della creatività, questa sconosciuta. Alla moda americana da sempre il merito di tradurre in pragmatismo qualsiasi tendenza modaiola. Poi va da sé che per concentrazione di capitali e numero di consumatori sia uno dei mercati in cui tutti vogliano esserci.
Così negli ambienti si fa un gran parlare del successo di Self-portrait perché lui, Han Chong, malese, diplomato alla Saint Martins di Londra, è furbo e cool e afferra le tendenze (gli anni Sessanta e Settanta), un po’ mini e po’ tuniche hippy, e le spinge a prezzi «prontisti», o «contemporary», la metà e anche meno del prét-àporter (500 dollari un abito contro 1200 in media). E tutte pazze per lui. Poi non si può non notare lo sforzo quanto meno di ricerca di qualità e sostanza nella nuova stagione di Hugo Boss con alla direzione creativa Ingo Wilts che ha preso il posto di Jason Wu che cerca nei colori (il giallo sole, il sabbia, il blu) e nello spirito libero (il surf) della California il punto di incontro con la vita in città dunque completi e trench e parka e abiti eleganti e minimali. Buono l’esordio di Long Champ by Sophie Delafontaine anche lei suggestionata dal sogno California e gli anni Settanta, filtrati dall’esprit parisien e dal dna del marchio. Una figlia dei fiori molto chic in frange di camoscio colorate e mini e sandali alla schiava e tuniche.
Purché luccichi e risplenda nella notte che è il suo territorio di conquista. Perché lei è così: si veste quando tramonta il sole per diventare luce a sua volta. Custo Barcelona spinge oltre il suo ottimismo di uomo che adora le donne e le vuole sempre al centro dell’attenzione sua e del mondo.
Così eccolo convinto: mini abiti e top e body e tuniche luccicanti e preziose di lurex, pelle specchiata, paillettes, cristalli in patchwork ma an- che no. Energizzante la presentazione da Diane Von Furstenberg che sente l’esigenza di «celebrare la pioniera che è in ogni donna» e pensa un guardaroba di piccoli pezzi dalle fantasie e dai colori infiniti con licenza di frullarli con un pizzico di follia.