Elliott-vivendi, accuse incrociate su Tim Per il 5G arrivate offerte per 2,4 miliardi
Il fondo: i francesi hanno nuove idee? Pronti ad accoglierle. Consiglio il 24. Il nodo Genish
L’asta per le frequenze 5G fa il tutto esaurito. Ieri scadeva il termine per presentare le offerte preliminari e si sono fatte avanti Tim, Vodafone, Wind 3, Fastweb e Iliad. In pratica tutti gli operatori telefonici. D’altra parte la partita per il 5G è strategica e nessuno vuole restare indietro. Le proposte ammontano a 2,48 miliardi, ha fatto sapere in serata il ministero dello Sviluppo Economico, e Iliad si è già aggiudicata il lotto riservato ai nuovi entranti pagando 676 milioni di euro. Giovedì inizierà l’asta.
C’era qualche dubbio sulla partecipazione di Tim, che prima dell’estate sembrava incerta se partecipare. Ieri il gruppo telefonico ha riunito il board per formalizzare l’offerta e fissare il budget per ottenere le frequenze 5G, dando mandato al management. Si parla di un miliardo di euro a disposizione.
La riunione è durata più di tre ore, durante le quali il board di Tim è stato informato su tutti i dettagli della gara. Il ceo Amos Genish era collegato in videoconferenza. In consiglio non si è parlato di altro. Le polemiche scatenate dalla nota con cui la scorsa settimana il primo azionista del gruppo telefonico, Vivendi, ha accusato il nuovo consiglio di Tim di aver distrutto valore, sono rimaste fuori, nonostante poco prima della riunione il fondo Elliott, i cui rappresentanti sono la maggioranza in consiglio, abbia diffuso un duro comunicato con cui rispedisce le critiche al mittente e riporta il problema nel campo dei francesi. «Elliott prende atto del comunicato di Vivendi», esordisce il fondo Usa nella nota, in cui dice di condividere «le preoccupazioni sull’andamento del titolo Telecom Italia, un problema che persiste da anni. Tuttavia — fa anche notare —, rincresce che Vivendi abbia scelto di attaccare il management di Tim, il consiglio d’amministrazione ed uno dei suoi consoci, anziché lavorare con spirito costruttivo verso una soluzione». Come a dire: invece di lanciare accuse via comunicati stampa e cercare colpevoli, sarebbe più opportuno che Vivendi partecipasse alla dialettica del consiglio nell’ottica di creazione di valore. «Come fa Vivendi ad evitare di assumersi la responsabilità per come stanno le cose in Tim?» si chiede Elliott, ricordando che da quando si è insediato il nuovo consiglio, lo scorso 4 maggio, il management non è cambiato e nemmeno il piano strategico realizzato da Genish: «Il board finora ha aderito all’approccio di Vivendi. Come ha osservato il presidente di Tim Fulvio Conti, “Stiamo eseguendo un piano che è stato ideato e approvato da Vivendi e promosso da Vivendi”». Se dunque le cose non vanno come dovrebbero, e il titolo ha perso quasi il 30% da maggio, la responsabilità non può essere del nuovo board.
Elliott nega di aver detto che avrebbe fatto raddoppiare il valore del titolo Tim e spiega di aver invece «offerto una valutazione del potenziale di rialzo del prezzo delle azioni Tim a medio termine con l’insediamento di un consiglio indipendente e attraverso l’adozione delle raccomandazioni per creare valore». Cosa che a detta del fondo Usa non è avvenuta: «Ad oggi, il consiglio non ha adottato nessuna di queste raccomandazioni». Elliott aveva proposto lo scorporo della rete e la cessione di una quota, la conversione delle azioni di risparmio in ordinarie, la vendita di una quota di Sparkle e il ritorno al dividendo. La scorsa settimana è partito l’iter di vendita di Sparkle, ma il ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio ha detto che la società, strategica per la sicurezza nazionale, non si deve vendere.
«Se Vivendi — conclude il fondo Usa — ora ritiene che siano necessarie nuove idee, Elliott accoglierà il suo aiuto nel promuovere soluzioni in grado di creare valore a livello di consiglio». Soluzione che possono riguardare opzioni strategiche o operative, compreso un cambio del management. Il 24 settembre è prevista una nuova riunione del board in cui si parlerà di risultati e progressi del piano. Da lì si capiranno meglio le intenzioni di Vivendi, ma soprattutto quanto tempo ha ancora Genish per rimettere Tim sulla giusta strada.