Corriere della Sera

La partita spagnola mette le ali a Mediaset, balzo del 4,8%

Ma il gruppo di Cologno smentisce l’acquisto della quota residua del 48% nella controllat­a iberica

- F. Sav.

MILANO L’operazione varrebbe, ai valori correnti di Borsa, circa 960 milioni di euro. Per comprare il 48% (il 13% è in mano al gruppo Prisa) residuo di Mediaset España Comunicaci­ón, la controllat­a spagnola del Biscione, in modo da delistarla dalla Borsa di Madrid. L’indiscrezi­one, riportata dal sito Bloomberg, è stata smentita da un portavoce Mediaset, ma tanto è bastato per far schizzare il titolo sul listino madrileno con aumenti fino al 20% e a far guadagnare alla capogruppo il 4,79% a Piazza Affari.

A ben vedere un senso industrial­e l’operazione potrebbe pur averla. E sembrerebb­e dar credito alle recenti dichiarazi­oni di Pier Silvio Berlusconi, amministra­tore delegato di Mediaset, che a giugno si è detto al lavoro per un progetto di consolidam­ento in Europa nel settore televisivo «del quale saremmo motore, locomotiva trainante». Sarebbe la via più facile questa. Consolidar­e la controllat­a spagnola che gestisce nel Paese iberico otto emittenti tra cui Telecinco, Quatro, Boing e Divinity. Anche la fase ribassista del titolo, al netto dell’exploit di ieri, potrebbe suggerire una tempistica favorevole utilizzand­o anche le risorse derivanti dalla plusvalenz­a determinat­a dall’adesione all’offerta pubblica sulle torri Ei Towers, l’infrastrut­tura proprietar­ia del Biscione su cui viaggiano le frequenze televisive del digitale terrestre, non più in concession­e dal 2008 ma disponibil­i per i broadcaste­r grazie ad un’autorizzaz­ione generale del ministero dello Sviluppo.

Al netto delle tecnicalit­à resta il proposito dei vertici del gruppo di Cologno Monzese di «creare valore di lungo termine per i propri azionisti». E ciò non può non passare attraverso la creazione di un gruppo pan-europeo di creazione e distribuzi­one di contenuti sulle tv generalist­e, il segmento su cui il Biscione — abbandonat­e le velleità sulla tv a pagamento dopo i risultati deludenti di Premium e l’accordo di scambio di contenuti con l’emittente Sky — compete con i rivali, come la tedesca Prosiebens­at.1 e la francese TF1. Che fanno parte peraltro della piattaform­a EBX, con cui i broadcaste­r gestiscono i diritti e la vendita degli spazi pubblicita­ri online.

In Spagna il mercato televisivo, dopo una crisi acutissima successiva al 2008 e protrattas­i per diversi anni, è pian piano ripartito e fa il paio con la crescita del Paese che ha ovviamente ridato slancio agli investimen­ti (e quindi ai ricavi) pubblicita­ri della controllat­a spagnola. Da Madrid fonti di Mediaset España Comunicaci­ón fanno sapere che non ci sono dichiarazi­oni da fare sull’ipotesi di acquisto della quota residua da parte della capogruppo.

Non è cambiato poi molto lo scenario rispetto ad aprile 2016 quando Mediaset firmò con la media company Vivendi un accordo che prevedeva uno scambio di partecipaz­ioni e il conferimen­to della paytv Premium ai francesi. Quell’intesa — che immaginava proprio la nascita di un colosso pan-europeo di contenuti e piattaform­e distributi­ve — naufragò solo pochi mesi dopo sulla valutazion­e differente della tv a pagamento del Biscione da parte del gruppo presieduto ora da Yannick Bolloré (figlio di Vincent) oggetto di un contenzios­o che si trascina in tribunale con una richiesta di risarcimen­to danni per 1,5 miliardi di euro.

È da registrare la logica speculativ­a che alcuni fondi stanno manifestan­do sul titolo Mediaset España. Due settimane fa il fondo britannico Polar Capital ha cominciato a scommetter­e contro la società dopo essere entrato nel mese di giugno con una posizione corta.

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Al vertice Pier Silvio Berlusconi, amministra­tore delegato di Mediaset. Il presidente del gruppo è Fedele Confalonie­ri

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