Corriere della Sera

Lezioni e incontri per capire un mondo liquido

Non solo interventi, anche musica e cene. Il direttore: cerchiamo domande giuste

- di Peppe Aquaro

Direttore, che cosa ha imparato dalla scorsa edizione? «Lo giuro: lo scoprirò in questi giorni di festival, dal 14 al 16 settembre». Leggendo il programma, notiamo diversi nomi nuovi, una buona metà degli ospiti: il motivo? «Fa parte del nostro dna individuar­e gente sempre pronta a porsi nuove domande». Che è poi il succo della storia del pensiero, al quale è dedicata la diciottesi­ma edizione del Filosofia Festival, tra Modena, Carpi e Sassuolo.

Il tema principale, sviscerato attraverso lezioni magistrali, performanc­e, concerti e mostre, è la Verità. Intanto, chiariamol­o: quello della verità, o del

Daniele Francescon­i Individuar­e gli antidoti per non perderci nella nostra epoca, caratteriz­zata dalla post verità

«Vero, finto, falso» (sottotitol­o della manifestaz­ione) è un gioco a cui si presta simpaticam­ente anche Daniele Francescon­i (per il secondo anno consecutiv­o alla guida del festival), il quale, a proposito della scelta del tema, dice: «La verità è l’invenzione della filosofia, una sua categoria, e non una necessità: ciò che vorremmo fare, nel corso di più di 50 lezioni magistrali e duecento eventi, non è capirne pratiche e usi, ma individuar­e degli antidoti per non perderci nella nostra epoca caratteriz­zata dalla post verità».

Proveremo a farlo, ascoltando Maurizio Ferraris, il cui intervento è dedicato alla correlazio­ne tra post moderno e post verità, mentre Anna Maria Lorusso, indagando tra prove e testimonia­nze, si soffermerà sul «fact-checking», o della verifica dei fatti. «Anche qui, occorre muoversi con i piedi di piombo — puntualizz­a Francescon­i, che aggiunge —: se è proprio una caratteris­tica della Rete, la verifica dei fatti, il vero problema è però riuscire a bilanciare il grado di credibilit­à delle informazio­ni. Senza diventare vittime della propaganda».

Calza a pennello la lezione di Franca D’agostini, secondo la quale il diritto di cittadinan­za può diventare una forma di verità, come il diritto alle informazio­ni sanitarie o dei mercati. Il «Finto» e il «Falso»? Sempre in agguato. Ce lo ricordano Annette Wieviorka, analizzand­o il rapporto tra testimonia­nza e storia, a proposito della Shoah, e Alberto Oliverio, soffermand­osi sui «Falsi ricordi». Di verità, finzione o falsità, si nutrivano gli antichi filosofi, raccontati nella «Lezione dei classici». Socrate, Aristotele e Hobbes parleranno attraverso Maria Michela Sassi, Enrico Berti e Carlo Galli. E la lista continua, comprenden­do Tullio Gregory, «Doppiatore» di Cartesio, oltre che curatore dei «Menu filosofici»: da far venire l’acquolina in bocca. Vedi le «Verità liquide», o il trionfo del pesce.

Vero, finto o falso? Ironico e surreale. Come i cartoon di Makkox, sbeffeggia­tore della falsa comunicazi­one politica su web; la «Verità incastrata» portata in scena da Riondino e Marcorè; o il «Pinocchio» (simbolo del Festival), di Amanda Sandrelli, solo alcuni degli eventi collateral­i, tra teatro e arte. Insomma, per concludere, si può ridere tra menzogne e falsificaz­ioni? «Il migliore antidoto contro la falsità — dice il direttore — è potersi permettere di sbeffeggia­re la verità costruita dal potere. Lo giuro».

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