LA PROSTITUZIONE LEGALE NON È UNA SCELTA DI CIVILTÀ
C aro direttore, durante un’intervista rilasciata a Radiodue, il ministro dell’interno, Matteo Salvini, è tornato a parlare della necessità di riaprire le «case chiuse» legalizzando la prostituzione, come prevede un vecchio progetto di legge della Lega. Il titolare del Viminale l’ha definita una «opera di civiltà». Parole che mi amareggiano, considerando il ravvedimento sul tema dimostrato dal segretario del Carroccio nell’ultima fase della campagna elettorale in vista del 4 marzo.
A tal proposito basta ricordare quel comizio di Milano Amarezza
Il ministro in campagna elettorale aveva mostrato ravvedimento con il rosario in mano nel corso del quale esibì orgogliosamente una corona del rosario realizzata proprio da una vittima della tratta.
A coloro che lottano ogni giorno rischiando la vita sulle strade dello sfruttamento, quel gesto poteva sembrare il segno di una presa di coscienza su un fenomeno tanto odioso. Si tratta di una piaga che coinvolge oltre centoventimila donne trafficate sui nostri marciapiedi e un numero inquantificabile all’interno dei locali.
Abbiamo già assistito, durante il governo di un altro Matteo, all’inserimento da parte dell’istat di droga e prostituzione tra le voci del Pil. Ora si torna all’idea di uno Stato che prenda il posto degli sfruttatori anziché mettersi dalla parte di chi si batte per liberare le donne schiavizzate.
Questa, caro ministro, non è civiltà! Può un Paese civile diventare il grande «magnaccia» delle nostre figlie? Come possono un papà e una mamma auspicare che una figlia venga esposta in vetrina alla mercé delle perversioni altrui? La nostra classe politica è in grado di dividersi su qualsiasi argomento ma riesce a trovare inquietanti sinergie sul mercato del sesso.
Mi chiedo: esistono ancora donne disposte ad indignarsi dando voce a chi non può gridare aiuto perché si trova nella morsa del racket? E quando sentiremo gli onorevoli maschi tuonare contro quei cosiddetti clienti primi responsabili di questo abominio?
Vorrei che ci fosse maggior coraggio nel comprendere questa piaga e nell’unirsi per combattere i racket andando a colpire prima di tutto la domanda. Nei Paesi nordici, come pure in Francia, questo indirizzo legislativo ha portato a ottimi risultati; viceversa, Chiarezza
A chi si dice portatore dei valori cristiani ricordo che si tratta in ogni caso di abusi
Olanda e Germania hanno dovuto riconoscere un peggioramento del fenomeno da quando hanno iniziato a regolamentarlo istituendo bordelli legalizzati.
A chi si dice portatore dei valori cristiani ricordo che la prostituzione è sempre abusante. Per far seguire alle parole i fatti interpretando davvero le istanze dei più deboli, caro ministro, la invito a recepire la nostra proposta www.questoeilmiocorpo.org realizzando ciò che i suoi avversari non sono riusciti a fare. Don Oreste Benzi, fondatore della comunità Giovanni XXIII a cui appartengo, ripeteva incessantemente che «nessuna donna nasce prostituta ma c’è sempre qualcuno che ce la fa diventare»... A volte è il crimine, altre i governi.