«Bastano le leggi vigenti La corsa alle armi può portare effetti perversi»
Caselli: perché respingere contributi alla riflessione?
ROMA Procuratore Gian Carlo Caselli, davvero l’anm ha fatto invasione di campo, come sostiene il ministro Salvini?
«L’esperienza professionale e concreta dei magistrati sui vari temi della giustizia (compresa la legittima difesa) può fornire a tutti elementi di conoscenza utili e assai preziosi. A tutti, anche al legislatore. Non si tratta di invasione di campo ma di contributo alla riflessione su un tema spinoso. Perché respingerlo a prescindere? Sarebbe come dire che tutti possono parlare di giustizia meno gli esperti del settore. Che invece hanno il diritto-dovere di intervenire. Tanto più in un Paese come il nostro dove tutti parlano di vaccini senza saperne niente o di legionella (come un consigliere regionale leghista) attribuendone l’origine alla legione straniera! In ogni caso, mi preoccupa la tendenza ad imboccare una strada di ostilità crescente verso i poteri indipendenti: la magistratura, l’ informazione, certe Authority super partes. Un problema per la qualità della democrazia».
Ma quali sono — o dovrebbero essere — i confini della legittima difesa?
«Parlare di difesa legittima “sempre” significa imboccare una strada pericolosa. La legittimità della difesa non può presumersi “sempre”. In uno Stato civile deve essere valutata caso per caso in base al principio della proporzionalità con l’offesa. Le norme vigenti (che i giudici da sempre applicano con rigore e al tempo stesso con la giusta cautela) mi sembrano sufficienti. La corsa alle armi e al loro uso sconsiderato possono alla lunga causare effetti perversi, una specie di corto circuito».
Un suo giudizio sul ddl anticorruzione?
«A parte che questa maggioranza tende a cambiare idea troppe volte, per cui converrebbe aspettare un testo definitivo, penso che il progetto vada nella direzione giusta. Perché introduce un pacchetto organico di misure (Daspo compreso) pensate con l’obiettivo di rendere la corruzione più rischiosa e non invece troppo conveniente (quindi allettante) com’è purtroppo ancora oggi».
Negli anni 90 a Palermo lei fece arrestare boss del calibro di Bagarella, Spatuzza, Brusca. Salvini nel prossimo decreto sicurezza ha annunciato «più uomini e soldi per la guerra alla mafia».
«Ben vengano più mezzi e risorse contro la mafia per migliorare ancor più il contrasto delle forze dell’ordine e della magistratura, che dopo
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Il ddl contro la corruzione? A parte che questa maggioranza tende a cambiare idea troppe volte, penso che il progetto vada nella direzione giusta
le stragi del ’92 si è costantemente affinato e potenziato. Ma non dimentichiamo le parole di Papa Francesco pronunziate per ricordare padre Puglisi. Un martire che con la sua vita e con il suo sacrificio ci ha insegnato che per sconfiggere la mafia la repressione è sì indispensabile, ma non basta. Bisogna anche, se non soprattutto, garantire ai cittadini i loro elementari diritti, che i mafiosi presenti sul territorio trasformano in favori, trasformando i cittadini — da possibili alleati dello Stato — in sudditi del malaffare. In altre parole, insieme all’antimafia delle manette ci vuole quella sociale, dei diritti».
Commentando gli ultimi sondaggi sulla Lega, Salvini ha detto: «Più mi indagano e più mi danno forza».
«Sono frasi ad effetto, frasi propagandistiche (le medaglie...) che indubbiamente colpiscono il pubblico. Forse anche perché troppo spesso ci si limita a rincorrere passivamente Salvini, senza spiegare alla gente le gravi implicazioni di certe sue sparate».