Le responsabilità del disastro La Finanza porta in Procura una lista con altri trenta nomi
GENOVA La Guardia di Finanza ha consegnato alla Procura di Genova una «black list» di 60 nomi, 30 nuovi, su cui potrebbero ricadere responsabilità penali per il crollo del Ponte Morandi del 14 agosto che ha causato la morte di 43 persone. Si tratta di dirigenti pubblici e manager privati che si sono occupati a vario titolo del viadotto negli ultimi sei anni. Da quando il controllo sulle concessionarie autostradali passò dall’anas al ministero dei Trasporti. L’informativa integra un precedente elenco di 30 persone. Ai magistrati spetta ora il compito di un eventuale aggiornamento del registro degli indagati, nel quale finora sono state iscritte 20 persone. Quelle che, semplificando, avrebbero saputo dei rischi per la tenuta del ponte. E che per questo sono coinvolte nell’inchiesta riguardante diversi reati, tra cui disastro colposo. I nuovi nomi non per forza saranno raggiunti da avviso di garanzia. Fanno tutti parte degli organigrammi del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit), proprietario del Morandi, di Autostrade per l’italia (gruppo Atlantia controllato dalla famiglia Benetton), concessionario e gestore, e di Spea engineering, la controllata di Atlantia che ha stilato il progetto di rinforzo degli stralli. Tra gli altri, l’informativa contiene i nomi — tutti non indagati — di Fabio Cerchiai (presidente di Autostrade) e, per quel che riguarda Spea, di Paolo Costa (ex ministro delle Infrastrutture e attuale presidente della società) e dell’ad Antonino Galatà, già ascoltato mercoledì in Procura.
Intanto Autostrade afferma che le immagini del ponte pubblicate questa settimana da L’espresso «sono superate». Si tratta di travi rotte e cavi usurati fotografati in un rapporto di Spea. Ma ci si attivò subito «per correggere i difetti riscontrati — ha scritto la società in una nota — attraverso interventi di manutenzione straordinaria tra il 2014 e il 2016».
Sotto al viadotto, infine, i tecnici di Spea hanno confermato, dopo l’allarme lanciato dal sindacato Usb, di avere trovato amianto forse usato nei fabbricati Amiu travolti dal crollo. Analisi sulla qualità dell’aria sono in corso.
Travi rotte e cavi usurati Autostrade: le foto pubblicate sono superate, i difetti furono corretti con interventi tra il 2014 e il 2016