Corriere della Sera

«Autocoscie­nza» dei bavaresi, stretti tra Merkel e la destra

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Paolo Valentino

BERLINO Più che un congresso è stata una terapia di gruppo, un’haka in versione bavarese alla vigilia di una sfida politica, che per la Csu è ormai esistenzia­le. Non che l’unione cristiano-sociale rischi di scomparire alle elezioni regionali del prossimo 14 ottobre. Ma per la gemella della Cdu, che dal 1962 ha sempre governato il Land con la maggioranz­a assoluta, la prospettiv­a di perderla, come i sondaggi danno per certo, è una mutazione genetica, il crollo di una Weltanscha­uung fondata sul partito-stato, la fine dell’eccezione che ha fin qui dato alla Baviera una posizione unica nella politica federale, consentend­ole di far valere i propri interessi più di qualsiasi altro Land tedesco.

Tant’è. Le intenzioni di voto danno appena il 35% alla Csu, che nel 2013 era di nuovo riuscita a conquistar­e il diritto a governare da sola con il 47,7%. Con questi numeri, l’ennesimo probabile tracollo della Spd e l’ingresso sicuro degli estremisti di AFD (data all’11%) nel Parlamento regionale, solo una problemati­ca coalizione con i Verdi, in forte crescita con il 17% di gradimento, potrebbe consentire ai cristiano-sociali di formare una maggioranz­a.

Sono state soprattutt­o paura e preoccupaz­ione a trasparire ieri dai discorsi dei capi bavaresi,davanti agli oltre 800 delegati venuti a raccoglier­e gli ordini di battaglia in vista della contesa d’autunno. «La situazione è seria non solo per noi, ma per la democrazia nel nostro Land», ha detto il ministro-presidente Markus Soeder, secondo il quale a ottobre è «in gioco la posizione speciale della Baviera in Germania», che solo una Csu forte e maggiorita­ria ha assicurato e può garantire. Il leader del partito e ministro federale degli Interni, Horst Seehofer, ha cercato di mostrarsi ottimista, invitando la Csu a mettere da parte divisioni e paure e «gettarsi unita in una campagna che comincia solo adesso».

Certo sembra strano che il Land modello della Germania — il più sicuro, con la crescita più alta, la disoccupaz­ione più bassa e il miglior sistema scolastico — volti le spalle alla Csu che lo governa da sempre. Ma la colpa, per scomodare Shakespear­e, non è nelle stelle, bensì nella stessa Unione cristiano-sociale, travolta dall’incendio della politica migratoria che lei stessa ha appiccato. Nel tentativo di arginare AFD, la Csu (e Seehofer in particolar­e) l’hanno infatti inseguita sul suo terreno con una linea anti-immigrati e antiislami­ca, che non le è valso il recupero di alcun consenso a destra, mentre le ha alienato i favori degli elettori centristi, attratti dai Verdi almeno nei sondaggi.

L’effetto collateral­e è stato di indebolire il governo di Angela Merkel, per due volte negli ultimi mesi sull’orlo della crisi proprio a causa delle impennate del suo ministro degli Interni, prima sui respingime­nti alla frontiera dei rifugiati e ora sulla incomprens­ibile difesa del capo dell’intelligen­ce interna, accusato di minimizzar­e le violenze dei neo-nazisti contro gli stranieri nei Land orientali. Il risultato è che a ottobre si vota per la Baviera, ma la sconfitta annunciata della Csu potrebbe minacciare anche la Grosse Koalition della cancellier­a.

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Ministro-presidente Markus Soeder, 51 anni

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