Sorelle Abbagnale»
L’oro di Giorgia e Serena Lo Bue ai mondiali di canottaggio La maggiore, che è capovoga: «Abbiamo un’alchimia speciale»
Giorgia è aspirante chirurgo, segno zodiacale pesci — what else? —, capovoga. E pesa 59 chili (in questa storia non è un particolare secondario). Serena è leone, studia scienze Serena è nata il 4 agosto 1995 motorie, è fidanzata con un ragazzo di Messina e di Giorgia, nello specchio d’acqua ferma dove esercita il suo talento di canottiere assieme alla sorella, esegue gli ordini. Incluso quello di rimanere, sotto gara, a stecchetto: «La nostra barca, il due senza, pesi leggeri femminile, impone una media di peso al massimo di 57 chili. Se Giorgia è 59 kg, quindi, io non ne posso pesare più di 55...».
Qualche arancino in meno è valso il sacrificio: la famiglia Lo Bue, from Palermo (Italy) con furore, ha smosso il placido bacino remiero del Maritza River a Plovdiv, in Bulgaria, scrivendo per la prima volta il nome di un equipaggio italiano nell’albo d’oro del Mondiale. Oro davanti agli Stati Uniti, staccati di 15 secondi (un’eternità), e pazienza se le corsie non erano piene: «La specialità era al debutto mondiale — spiega Giorgia, la mora —, ci aspettavamo una partecipazione più ampia». «Invece la Federazione internazionale ha accettato che le barche iscritte fossero appena tre per gli uomini e due per le donne — spiega Serena, la bionda —. Abbiamo avuto contro un solo avversario, ma buono. Per noi è una medaglia che vale, eccome». Per l’italia, fin qui, un Mondiale trionfale: al di là del bel successo delle Lo Bue sisters, ieri il quattro di coppia senior (Mondelli, Panizza, Rambaldi, Gentili) si è preso un oro pesantissimo davanti all’australia e alla favoritissima Ucraina a 20 anni esatti dal trionfo iridato di Colonia 1998 e a 18 dal successo olimpico di Sydney 2000, entrambi griffati dalla presenza nell’equipaggio di Agostino Abbagnale, il più giovane della dinastia che ha marchiato gli Anni 80 e 90 con Carmine fuoriclasse del due con e Giuseppe oggi presidente della Federcanottaggio italiana. Due sorelle nella scia di tre fratelli: «È da quando siamo junior che scomodano paragoni con gli Abbagnale — arrossisce Giorgia Lo Bue —. Ci chiamano le sorelle d’italia. Noi abbiamo un’ammirazione totale per la loro grinta e i loro risultati eccezionali, però apparteniamo a un’altra generazione: quando loro vincevano ai Giochi di Los Angeles ‘84 e Seul ‘88 non eravamo nate. Gli Abbagnale sono nella storia dello sport italiano, le Lo Bue sono appena arrivate. Nel canottaggio, inoltre, da 30 anni a questa parte è cambiato tutto. Però senza i fratelli Abbagnale non ci saremmo noi...».
Giorgia, 24 anni, ha aperto la strada a Serena, 23. Palermo non è una città di canottieri, galeotta fu l’asma della maggiore. «Facevo danza, come tutte le bambine. Ma il medico consigliò ai miei genitori di farmi cambiare attività: a provocarmi le crisi era la polvere del parquet. Acqua o aria aperta, disse. A mamma brillarono gli occhi: canottaggio!». Per Giorgia amore a prima vista, per Serena una conseguenza inevitabile, per il fratellino Francesco (15 anni) un destino ineluttabile. La gavetta nella Nazionale junior con due ori di categoria nel 2011 e nel 2012, l’esperimento di vogare separate quando Serena si era infortunata («Ma insieme abbiamo un’alchimia speciale e io non vedevo l’ora di tornare a far barca con lei» dice Giorgia), la deliziosa primizia di Plovdiv gareggiando in maglia azzurra per la Canottieri Palermo ed allenandosi tutti i giorni nel porto. «Conviviamo con traffico e onde: la capitaneria ci avverte se ci sono navi in manovra, il rischio è calcolato».
Superstiziose («Ciascuna ha i suoi riti»), litigarelle («Ci becchiamo su tutto ma gli screzi del canottaggio rimangono in barca»), inseparabili sull’acqua e indipendenti nella vita di tutti i giorni. Sorelle Lo Bue, ad maiora.