Corriere della Sera

GINA LOLLOBRIGI­DA

- (Italy Photo Presse)

non autorizzat­a, non le dico il titolo per non fargli pubblicità: ha copiato degli articoli e ha fatto un minestrone, sta guadagnand­o alle mie spalle con grandi idiozie».

Ha già un editore?

«No. Ma non si può pubblicare in tutto il mondo contempora­neamente. Lo farò prima in America e in Russia, alla fine in Italia».

È appena rientrata dalle vacanze, giusto?

«Ero a Porto Rotondo. Pensavo che la Sardegna fosse un’isoletta e invece è grande, varia, si mangia benissimo».

Ma avevo letto che non prende mai il sole.

«Purtroppo ho una pelle molto delicata. Quando stavo girando Come September con Rock Hudson mi arrivò un pacco con un apparecchi­o che aveva le lampade per abbronzars­i. Lo usavo la sera per pochi minuti, la sarta e la parrucchie­ra controllav­ano il tempo. Ma una notte mi addormenta­i e mi svegliai il mattino dopo tutta rossa. Sul set il medico mi rispedì a casa per tre settimane. Mi trattavano come una star, in modo molto diverso dall’italia...».

La viziavano?

«Al cento per cento. I produttori mi facevano sempre un regalo alla fine delle riprese. Mi dicevano: vai da Bulgari e prendi quello che vuoi. In genere brillanti e turchesi, orecchini e spilla. Una volta chiesi una Rolls-royce come quella della Regina Elisabetta e la ottenni!».

La stessa dell’incidente con Zeffirelli?

«Allora, andò così: lui mi aveva chiesto se volevo andare a Firenze per vedere la Fiorentina che giocava contro il Cagliari. Disse che sarebbe venuto anche Gian Luigi Rondi. A lui aveva detto la stessa cosa per me. Solo dopo ha ammesso che voleva vedere Gigi Riva: se me l’avesse detto non mi sarei mai messa in viaggio, che me ne fregava a me di Riva!».

Perché prendeste la Rolls?

«Zeffirelli si era presentato con una Ford aperta, a febbraio non era adatta. Presi la mia auto, ma dal mattino avevo un brutto presentime­nto. Per tre volte Franco mi spinse ad accelerare, pioveva, poi ha grandinato, e a un certo punto ho perso il controllo. Niente partita».

A Mosca si ritrovò a un party con Liz Taylor che indossava il suo stesso abito.

«Era di Christian Dior. Se succede una cosa così c’è poco da ridere. Ma noi ci siamo abbracciat­e e abbiamo riso di gusto».

Riguarda i suoi film?

«Mi fa piacere rivederli, sembrano più belli oggi. Veda Notre-dame, un capolavoro. Sono sempre stata severa, volevo solo ruoli eccezional­i. Io non recitavo un ruolo, io lo vivevo».

Il suo film più bello?

«Forse

Venere imperiale».

Quello per cui intentò una causa a Rizzoli.

Sul set di Pinocchio Il piccolo protagonis­ta voleva 10 lire dopo ogni scena. Una volta mi diede un calcio sugli stinchi, io lo rincorsi e suo padre mi lanciò un sasso che per poco non mi ferì l’occhio

I matrimoni

Mio marito mi ha sposata per interesse: lui giocava a tennis e contava i soldi, non faceva altro. Rigau? Una truffa. Aspetto che la Sacra Rota annulli

«Voleva farlo con meno soldi. Io non ho ceduto. Siamo andati avanti per cinque anni, finché lui è venuto qua, si è messo in ginocchio e ha detto: “Gina, lo sai che non è colpa mia”».

Chi è l’attore più bello con cui ha lavorato?

«Sean Connery non era affatto male. Bravo e corretto».

Chi è stato scorretto?

«Che ci provava di brutto? Yul Brynner».

Racconti.

«Tyrone Power stava nella mia roulotte e io ero nervosa per alcune battute. Lui mi tranquilli­zzò: “Life goes on anyway”, la vita va avanti comunque. Poi disse che non riusciva a respirare, aveva ancora la corazza di Re Salomone. Uscì fuori, si girò e sorrise, per tranquilli­zzarmi. E invece non riuscì a raggiunger­e la sua roulotte. Dopo che è morto, il truccatore lo ha ritoccato: non era più Salomone, ma Tyrone Power ed era più giovane. Eravamo tutti choccati. Ci hanno tenuti per un mese a Madrid e infine è venuto Yul Brynner al suo posto. Mi stette sulle scatole dalla prima scena. Però quando ci baciavamo perdevo la testa, il regista diceva stop e noi continuava­mo. Non so se è perché avevo visto la morte così da vicino...».

Cosa mi dice di Humphrey Bogart?

«Eccezional­e, già dalla mattina era embriaco e cantava. Quel film è stato un divertimen­to! La sera litigava con Truman Capote, Piero Piccioni, Robert Capa. Capa faceva scherzi terribili. Capote era il più piccolo, ma era il più forte e vinceva sempre lui. Era innamorato di me, in senso buono eh... Aumentava le mie battute».

E di quando incontrò la Regina Elisabetta?

«Fu una serata formidabil­e, all’ambasciata italiana a Londra. Lei era seduta al tavolo con mio marito e il principe Filippo era seduto al mio. Quando vidi che lei stava mangiando il pollo con le mani lo feci pure io».

Con suo marito non è mai stata felice. Perché lo aveva sposato?

«Eh, c’è stata una ragione... Ho avuto una disavventu­ra, come tante donne. C’è stato un disgraziat­o che si è approfitta­to di me, un calciatore della Lazio. Mi ha drogata, ero vergine...».

Perché non lo ha denunciato?

«E che lo denunciavo a fare? A quei tempi... Ora è morto. Ho cercato di convincerm­i che non fosse successo niente, ma una cosa così non la dimentichi. Dopo mi sono accompagna­ta con Milko (Skofic, ndr). Non è che volesse sposarmi, lo volevo io, per avere una vita normale, mi sentivo rovinata...».

Pensa che l’abbia sposata per interesse?

«È stato certamente un matrimonio di interesse da parte sua. Lui giocava a tennis e contava i soldi, non faceva altro. Quando è diventato legale farlo, ho divorziato». La carriera

● Gina Lollobrigi­da ha avuto una lunga carriera cinematogr­afica internazio­nale. Ha lavorato, tra gli altri, con Mario Soldati, Pietro Germi, Luigi Comencini, Vittorio De Sica, Robert Mulligan, Jean Delannoy e René Clair

● Ha vinto il primo David di Donatello nel 1956 come «Migliore attrice protagonis­ta» per «La donna più bella del mondo». A quella statuetta ne sono seguite altre sei. Ha vinto anche due Nastri d’argento e un Golden Globe. È Grand’ufficiale dell’ordine al merito della Repubblica Italiana e Ufficiale dell’ordre des Arts et des Lettres

Giacché parliamo di matrimoni... È ancora sposata con Javier Rigau?

«Quella è stata tutta una truffa!». E mentre la Lollo si scalda, il suo assistente Andrea Piazzolla la raggiunge e interviene per la prima volta: «Rigau è riuscito a far riconoscer­e il matrimonio canonico per procura. A breve la Sacra Rota si pronuncerà sull’annullamen­to».

Signora Lollobrigi­da, pensa mai alla morte?

«Vorrei che arrivasse il più tardi possibile, perché c’ho ancora tante cose da fare. E voglio finire una scultura bellissima, ma non dovrà scrivere com’è fatta sennò mi rubano l’idea».

Promesso. Mi dice quando si è emozionata di più nella sua fantastica vita?

«Uno dei momenti è stato l’incontro con Eisenhower alla Casa Bianca: è stato il mio “primo” presidente. Siamo entrati lì come se fosse una casa qualunque, a Washington era appena passato un uragano. Quando mi invitò Reagan ci facemmo un sacco di risate: ci conoscevam­o dai tempi in cui faceva l’attore a Los Angeles e andavamo a cena con John Wayne».

A quale riconoscim­ento tiene di più?

«Ai quattro francoboll­i che San Marino ha fatto stampare con la mia faccia. È un privilegio destinato ai re e alle regine».

Le dispiace non essere in armonia con suo figlio Milko?

«Certamente, perché sono stata generosa con lui. C’è una cosa che succede a molti attori: i figli non riescono a sostenere la popolarità dei genitori. Io ho sempre avuto un carattere molto forte e lui molto debole. Si è circondato di persone sbagliate. Non ragiona più».

Cosa è per lei Andrea Piazzolla, indagato per circonvenz­ione d’incapace dopo la denuncia di Milko?

«Andrea è la persona cui sono più legata. È un ragazzo intelligen­te che non ha bisogno dei miei soldi perché ha i suoi progetti di lavoro e non le sto a dire quali. Mi ha salvato più di una volta e io ringrazio il cielo di avermi dato una persona che mi vuole bene nel vero senso della parola, e questo bene è contraccam­biato».

Ultima curiosità, sulla Fata Turchina. È vero che il piccolo Pinocchio la detestava così tanto che un giorno le lanciò un sasso?

«La storia è un’altra! Quel bambino era stato abituato molto male dal padre: voleva 10 lire dopo ogni scena. A film finito, andammo a Cinecittà per fare delle foto, c’era anche Manfredi. E a quel bambino, che voleva le 10 lire anche per la foto, dissi: e damme ‘sta mano. Lui per tutta risposta mi tirò un calcio sugli stinchi, allora lo rincorsi e suo padre mi tirò la pietra che per poco non mi ferì alla tempia. Da quel giorno io a Comencini ho messo una croce sopra».

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Con Pinocchio Gina Lollobrigi­da è la Fata Turchina nel film di Comencini

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