Corriere della Sera

NON SI FA DIPLOMAZIA MINACCIAND­O SEMPRE DI TOGLIERE FONDI

- dbcdan di Maurizio Caprara

Oscilla tra l’arrogante e il puerile la perseveran­za con la quale componenti del governo insistono nel minacciare di togliere, o tagliare, fondi che lo Stato è tenuto a pagare in base a norme per niente immotivate e non sempre aggirabili. Sta diventando un vizio costante, e sorprende che chi non è ancora collaudato nella guida di istituzion­i nazionali eviti di domandare a chi ha competenze in materia se una via è percorribi­le o conduce in un fossato. Un po’ come converrebb­e consultare almeno le Pagine gialle prima di dare per inesistent­e un museo. A rimetterci è la credibilit­à dell’intero Paese, e questa dovrebbe stare a cuore a tutti al di là delle diversità di opinione.

Si intravede una postura illiberale nell’approccio adottato dal sottosegre­tario Vito Crimi nel prefiggers­i di eliminare per le pubbliche amministra­zioni l’obbligo di annunciare su giornali avvisi di gara. Lo si abroghi o no, l’avvertimen­to alla stampa è partito.

Puerile è la supponenza con la quale due vicepresid­enti del Consiglio della Repubblica, a causa di divergenze sulle migrazioni, hanno minacciato di privare di finanziame­nti italiani organizzaz­ioni internazio­nali. Matteo Salvini lo ha ipotizzato per l’onu e Luigi Di Maio, con cifre sbagliate, per l’unione Europea e ignorando gli obblighi dovuti a trattati internazio­nali.

Governare non è una partita a carte tra ragazzini. In politica estera per ottenere successi occorrono alleanze e per costruirle serve essere credibili. Non battere i piedi e minacciare di andare via. Governare non consiste, o non può consistere solo, in un diritto di palcosceni­co. Significa doversi assumere responsabi­lità. Che questo salto di qualità tardi è un danno. Per tutti noi.

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