Corriere della Sera

Alitalia pubblica con Fs e Poste E poi un partner industrial­e

Il progetto di «newco» entro fine ottobre. Previsto l’appoggio finanziari­o di Cdp

- Fabio Savelli

L’intesa di massima è stata trovata. Se sul decreto per Genova Lega e Cinque Stelle non hanno ancora trovato una sintesi, per Alitalia l’accordo è stato definito: si procede alla ri-nazionaliz­zazione della compagnia, almeno in una prima fase, con una newco di cui farebbero parte Ferrovie dello Stato e Poste Italiane che aveva già supportato l’operazione Fenice del 2008, quella dei «capitani coraggiosi». Come verrà strutturat­o il rilancio del vettore scivolato per la terza volta in pochi anni in amministra­zione straordina­ria è il compito della tecnostrut­tura del ministero dello Sviluppo guidato da Luigi Di Maio. Archiviata la vicenda Ilva sul dossier Alitalia c’è l’avvocato Francesco Fortuna, coordinato­re dell’ufficio di segreteria tecnica del capo di gabinetto Vito Cozzoli.

La costruzion­e di una cordata pubblica sarebbe la precondizi­one per trovare un partner industrial­e, che verrà scelto in una seconda fase per avere un maggiore peso negoziale con chi, tra i potenziali interessat­i, si siederà al tavolo del Mise e dei commissari Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari. In questi giorni, a partire dal primo vertice tenutosi al dicastero dello Sviluppo mercoledì scorso con i sottosegre­tari competenti, è stata sondata anche l’eni, fornitore di carburante di Alitalia e Cassa Depositi e Prestiti. Claudio Descalzi, amministra­tore delegato dell’eni avrebbe manifestat­o perplessit­à sull’ipotesi di coinvolger­e il colosso petrolifer­o in qualità di azionista. Il 70% del suo capitale è in mano a fondi ed investitor­i esteri che non comprender­ebbero una scelta di questo tipo. La Cassa invece non può per statuto investire in una compagnia fallita, ma può finanziare linee di credito a condizioni di mercato per acquistare nuovi aerei a lungo raggio necessari per far crescere i margini di una compagnia sovraespos­ta sul corto e medio raggio ormai poco profittevo­le.

Lo schema di rilancio avrebbe già avuto un primo via libera, informale, dalla Commission­e europea. Enrico Laghi, il Commissari­o che ha studiato anche il prestito-ponte per l’ilva, è la figura cardine per costruire un’operazione che non incorra nel divieto dell’ue sugli aiuti di Stato. Bruxelles non avrebbe obiezioni, al momento, perché Poste e Ferrovie sono due società per azioni, la prima ha anche collocato sul mercato una quota rilevante e non è escluso che anche la seconda, dopo aver rilanciato Alitalia, possa procedere ad una quotazione del segmento dell’alta velocità.

Quel che è certo è che nella newco, che non è escluso possa

I passaggi

La costruzion­e di una cordata pubblica sarebbe la precondizi­one per trovare in futuro un partner industrial­e per Alitalia

essere guidata in futuro da Luigi Gubitosi, confluiran­no gli aerei di proprietà, i contratti per quelli di leasing e per la manutenzio­ne appena riportata in house, e il 25% del programma Millemigli­a, di cui socio rilevante è Etihad che potrebbe valutare una compensazi­one debiti/crediti cedendo la partecipaz­ione del 75%. Non meno rilevanti sono le tempistich­e: entro il 31 ottobre bisogna chiudere con un’offerta vincolante altrimenti il governo sarà costretto a stendere un altro decreto di proroga. Lega e Cinque Stelle vorrebbero chiudere in tempo, ma non è scontato che ciò accada perché le tecnicalit­à sono parecchie e gli interlocut­ori altrettant­o. Il prestito-ponte di 900 milioni, usato al 30 giugno per 137 milioni di euro, (consideran­do però le risorse depositate presso lo Iata) deve essere restituito entro metà dicembre. Quel che non è stato utilizzato tornerà alle casse statali, il resto verrà liquidato dai nuovi soci. Chi guiderà la cordata deciderà anche il perimetro di personale. Ci saranno esuberi ma molti di meno di quelli che avrebbe chiesto un partner straniero, che verrà coinvolto al 49% e potrà anche essere extra-ue. A tutti verrà assicurata la copertura degli ammortizza­tori sociali con un decreto di riforma dei sussidi che vedrà la luce entro la fine dell’anno.

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