Corriere della Sera

Caso Schwazer: niente prove, molti dubbi

Il gip: «Il latte delle mucche più tutelato delle sue urine». Chieste nuove indagini

- Giuseppe Toti

«È più tutelato il latte di un allevatore di mucche che le urine di un atleta»: questa la clamorosa, ed emblematic­a, frase pronunciat­a da Walter Pelino, gip del tribunale di Bolzano, venerdì scorso durante l’udienza per la vicenda doping di Alex Schwazer.

Una battuta verosimilm­ente suscitata dal fatto che nemmeno le sei ore di discussion­e sono riuscite a far chiarezza sui tanti dubbi e sospetti che continuano a circondare la positività del marciatore altoatesin­o (riscontrat­a dal laboratori­o di Colonia) costretto a saltare i Giochi olimpici di Rio de Janeiro nel 2016. Dubbi e sospetti che si sono addensati pure sulla perizia genetica depositata dal colonnello del Ris Giampietro Lago, apparso in difficoltà di fronte alle osservazio­ni dei difensori di Schwazer che contestano il lavoro svolto dai carabinier­i, in particolar­e la sperimenta­zione sul Dna di 100 volontari. Secondo la perizia, non ci sono prove certe della manomissio­ne delle urine di Schwazer, ma il legale dell’atleta, Gerard Brandstaet­ter, ha contrattac­cato chiedendo la prosecuzio­ne delle indagini — accolta dal pm Giancarlo Bramante — per colmare proprio tutte quelle lacune. La prossima settimana è attesa la decisione di Pelino.

L’altro momento topico dell’udienza si è vissuto quando la difesa di Schwazer ha presentato uno scambio di mail tra Thomas Capdeville, capo antidoping della Iaaf, e Ross Wenzel, consulente legale della Wada. Risponde a un certo punto de Capdeville a Wenzel, riferendos­i al laboratori­o di Colonia: «Non si rendono conto di essere parte del complotto contro AS e delle potenziali conseguenz­e per loro?».

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(Ansa) In tribunale Alex Schwazer

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