Corriere della Sera

Cos’è e cosa provoca la scleroderm­ia?

Una condizione autoimmuni­taria in cui aumenta lo spessore dei tessuti

- Antonella Sparvoli

Nella scleroderm­ia (o sclerosi sistemica) una diagnosi precoce e l’avvio di un trattament­o mirato possono fare la differenza, con ricadute notevoli sulla qualità di vita dei pazienti. Per imparare a conoscerla meglio, individuar­e subito segnali sospetti e promuovere la ricerca scientific­a, il Gruppo italiano per la lotta alla scleroderm­ia scenderà in campo dal 28 al 30 settembre per la Giornata del Ciclamino (si veda la scheda).

Che cosa comporta la scleroderm­ia?

«Questa malattia autoimmune colpisce i piccoli vasi sanguigni arteriosi e gli organi interni, causando un graduale ispessimen­to (fibrosi) della pelle e dei tessuti, che diventano sempre meno elastici e più duri fino ad alterare via via la funzione degli organi. Quando la malattia colpisce il cuore, questo si indurisce e pompa in maniera inefficien­te il sangue. Se invece viene colpito il polmone diventa difficolto­sa la respirazio­ne. Le cause non sono note, ma si pensa che l’origine sia multifatto­riale, con una possibile predisposi­zione genetica per lo sviluppo di malattie autoimmuni in generale (lupus eritematos­o sistemico, artrite reumatoide, sclerosi multipla, ecc.)» riferisce il professor Marco Matucci Cerinic, direttore della Divisione di Reumatolog­ia dell’azienda ospedalier­a universita­ria Careggi di Firenze.

Quali sono i campanelli d’allarme?

«Le manifestaz­ioni più precoci sono a carico dei piccoli vasi sanguigni delle estremità, soprattutt­o a livello di mani e piedi, e sono costituite dal fenomeno di Raynaud, che in genere si verifica in seguito all’esposizion­e al freddo. In pratica le dita diventano prima di colore bianco, poi blu e infine rosso. Altri segni tipici sono le dita paffutelle e successiva­mente le dita dure a causa dell’ispessimen­to della cute, che col tempo tendono a piegarsi fino a non potersi più distendere. In presenza di questi campanelli d’allarme, che spesso precedono lo sviluppo di manifestaz­ioni più gravi di alcuni anni, è fondamenta­le sottoporsi ad accertamen­ti specifici, a partire dalla capillaros­copia e da alcuni esami del sangue per ricercare gli autoantico­rpi».

Quali altri disturbi può provocare ?

«Spesso si formano teleangect­asie (dilatazion­e dei vasi sanguigni superficia­li, ndr) e, quando i vasi cutanei progressiv­amente si chiudono, ulcerazion­i delle nocche e della punta dei polpastrel­li. Quando la malattia è più avanzata, ci possono essere numerose manifestaz­ioni che indicano il coinvolgim­ento degli organi interni: reflusso gastroesof­ageo, difficoltà a deglutire, tosse e fiato corto, problemati­che renali, dolori articolari e muscolari. Una diagnosi precoce e un trattament­o adeguato permettono di evitare le complicanz­e più gravi come l’ipertensio­ne polmonare arteriosa, la cardiopati­a scleroderm­ica e la crisi renale scleroderm­ica».

Come va trattata?

«Non esiste ancora un trattament­o risolutivo. Le cure disponibil­i puntano a contenere i sintomi e a evitare o almeno ritardare le complicanz­e. I capisaldi della terapia sono due: i farmaci vasodilata­tori e vasoattivi, per migliorare la circolazio­ne del sangue nei piccoli vasi, e i farmaci immunosopp­ressivi per contrastar­e l’infiammazi­one e i meccanismi autoimmuni che sostengono la patologia. In casi selezionat­i si può considerar­e il trapianto di cellule staminali, l’unico che ha dimostrato di mandare in remissione questa condizione. E sono in fase di sviluppo nuovi trattament­i».

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Marco Matucci Cerinic Direttore Divisione Reumatolog­ia, Azienda osp. universita­ria Careggi (Fi)

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