AMBIGUE INVASIONI DI CAMPO
«La lite? Video pirata». Il ministro: non sa cosa dire
Sono passati poco più di cento giorni dal suo insediamento e nessun governo della storia italiana ha manifestato una così grande fame di posti come quello in carica: Cassa depositi e prestiti, Agenzie fiscali, Ferrovie, Rai, molti dipartimenti ministeriali, per un motivo o per l’altro, hanno visto uscire i precedenti titolari, sostituiti dai nuovi nominati. Nello stesso tempo, il governo ha incontrato e incontra difficoltà interne nella scelta delle persone da nominare: basti pensare alla tanto attesa scelta del commissario per gli interventi straordinari a Genova. E si può prevedere che altre ne incontreranno i presidenti delle Camere per la prossima nomina del presidente dell’autorità garante della concorrenza e del mercato senza una chiara strategia.
Il caso più eclatante è quello della presidenza Consob, dove la duplice pressione di alcuni parlamentari del M5S e del governo ha costretto il titolare alle dimissioni. Un vicepresidente del Consiglio dei ministri l’ha definito «servitore della finanza internazionale». Il governo in carica ha posto in dubbio accertamenti e valutazioni compiuti non solo dal precedente governo, ma anche dalla Corte dei conti e dal presidente della Repubblica. Ha introdotto un nuovo tipo di sistema delle spoglie, rivolto verso il passato, che apre la strada a più generali «repulisti», perché d’ora in poi nessuna carica pubblica sarà circondata da quelle garanzie che spettano ai funzionari pubblici.
Nuovo scontro, stavolta a distanza, tra Matteo Salvini e il collega Jean Asselborn. Dopo il clamoroso «et merde alors» pronunciato dal vivo venerdì scorso, durante il vertice europeo di Vienna, il responsabile degli Esteri e dell’immigrazione del Lussemburgo ieri è tornato ad attaccare il ministro dell’interno italiano in un’intervista al sito del settimanale tedesco Spiegel: «Salvini usa metodi e toni dei fascisti degli anni Trenta» e l’episodio di Vienna, a suo giudizio, è stata «una provocazione calcolata». Asselborn ha spiegato, infatti, di ignorare che il dibattito in quel momento fosse trasmesso in tv. L’incidente diplomatico, secondo lui, è stato cercato dal titolare del Viminale con «un video pirata» per ottenere visibilità: i suoi assistenti, ha raccontato Asselborn, «si piazzano nelle sale in posizioni strategiche e riprendono sistematicamente tutto quello che dice Salvini».
La replica del responsabile del Viminale non si è fatta attendere: «Il ministro socialista del paradiso fiscale Lussemburgo, dopo aver paragonato i nostri nonni emigranti italiani ai clandestini di oggi, dopo aver interrotto un mio discorso urlando “merde”, ora mi dà del “fascista”. Nessun fascismo, solo rispetto delle regole. Se gli piacciono tanto gli immigrati che li accolga lui in Lussemburgo, in Italia ne abbiamo già accolti troppi».
Nel pomeriggio, ospite di Barbara D’urso a «Domenica Live» su Canale5, accolto da grandi ovazioni del pubblico, ha poi rincarato la dose: «Il ministro lussemburghese è un ignorante perché ignora la storia dell’immigrazione italiana e continua a dimostrare di esserlo. Quando uno non ha altri temi mi dà del fascista come ha fatto lui».
Il problema «tecnico» sollevato da Asselborn sarà comunque portato al tavolo del presidente della Commissione europea, Jean-claude Juncker, lussemburghese anche lui. La presidenza austriaca di turno dell’ue ieri ha ammesso all’agenzia Ansa che «non era al corrente della registrazione di Vienna», precisando che «non ci sono regole per le riunioni informali o le conferenze» come quella di venerdì, anche se la prassi prevede che gli incontri a porte chiuse restino riservati. Salvini, però, sul tema migranti tira dritto: «Ieri a Parma un immigrato irregolare ha violentato una donna. Per questa gente in Italia non c’è più posto».
E ancora: «La chiamano “giustizia”. Cambiare tutto!!!», ha commentato così su Twitter la decisione del giudice di pace di Reggio Emilia di annullare il decreto di espulsione di un georgiano, immigrato non regolare e ladro seriale, perché malato di epatite. A questo proposito, ospite della D’urso, ha lanciato una nuova stoccata ai giudici: «Se questo tizio compie un’altra rapina e qualcuno ci andrà di mezzo, lo avrà sulla coscienza non io né altri, ma qualcuno che troppo spesso tiene in questo Paese i delinquenti. Delinquenti che invece dovrebbero tornare in casa loro...».
Il ministro, in mattinata, aveva svolto anche un sopralluogo all’hotel House di Porto Recanati (Macerata), grattacielo multietnico con enormi problemi di convivenza. Negli ultimi mesi la polizia è intervenuta al suo interno 137 volte e altre 180 all’esterno, con 1.250 persone identificate e 18 arresti: «Va abbattuto — la sintesi salviniana —. Non si possono impegnare così le forze dell’ordine di mezza provincia di Macerata. Qui servono le ruspe, non servono altre soluzioni». Oggi, infine, i primi 40 dei 184 tunisini sbarcati venerdì a Lampedusa saranno rimpatriati via charter. L’operazione si concluderà entro un paio di settimane.
Il caso da Juncker Il ministro degli Esteri lussemburghese porta il caso davanti alla Commissione Ue
Il leghista e i giudici Rimpatrio annullato, il leader attacca: spesso i giudici tengono qui i delinquenti