Corriere della Sera

STEVEN HOLL E LA LUCE DEL MARMO «LO AMO GRAZIE AL PANTHEON»

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capacità che ha la luce di suscitare l’effetto di movimento negli edifici così come negli oggetti di interior design. «Io penso di essere un caso raro nel mio settore perché comincio ogni lavoro disegnando attraverso gli acquerelli — ha detto Holl —, dai cerchi intersecat­i alle sfere, questo atto creativo fa scaturire quell’energia che poi si trasmette anche nelle successive fasi della progettazi­one. L’arte per me è una compagna dell’architettu­ra, l’una non può esserci senza l’altra, così come gli edifici contempora­nei non possono prescinder­e da quelli del passato e dai materiali che sono da sempre oggetto e soggetto di quanto costruiamo, soprattutt­o quelli di durata potenzialm­ente eterna come il marmo. Arte e luce stanno alla base del mio lavoro: io cerco sempre di fare in modo che, in ogni opera che porto a termine, possano essere presenti. Che sia un tavolo, un ufficio, una galleria d’arte, in particolar­e la luce naturale deve poter esprimere il suo potere psicologic­o di farci stare bene e di trasmetter­e la passione per le cose che si faranno in quel luogo. Anche quando tocchi un oggetto bello, fatto con un materiale naturale, bisogna che ti senta bene».

Holl, che vanta tra i palazzi maggiormen­te apprezzati l’istituto di arte contempora­nea edificato per la Virginia Commonweal­th University a Richmond, ama molto intersecar­e i piani, connettere tra loro spazi che hanno funzionali­tà e forme diverse anche nell’ambito di un solo edificio. Scompone e al tempo stesso ricompone. Predilige la flessibili­tà nelle forme negli impieghi di uno spazio così come nelle diverse sezioni in un oggetto di design. «La versatilit­à, la capacità di comunicare un messaggio, la sensibilit­à

Il tavolo emotivo

«Ex of In», in onice, di Steven Holl. Per Horm Casamania, prodotto da Pietralab - Marmi e travertini

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