Corriere della Sera

Di Maio all’assalto di Tria

«Pretendo che trovi i soldi per gli italiani». Caso politico sulla manovra

- Mario Sensini

Duro affondo del vicepremie­r Di Maio contro il ministro dell’economia Giovanni Tria: «Pretendo che trovi i soldi per gli italiani». Così la manovra diventa un caso politico. Con la Lega che dice: toni un po’ caricati, ma bisogna dare respiro alle famiglie.

«Nessuno ha chiesto le dimissioni del ministro Tria, ma pretendo che il ministro dell’economia di un governo del cambiament­o trovi i soldi per gli italiani che momentanea­mente sono in grande difficoltà, e che non possono più aspettare. Lo Stato non li può più lasciare soli e un ministro serio i soldi li deve trovare». A pochi giorni dall’avvio della sessione di bilancio, il vicepresid­ente

del Consiglio, Luigi Di Maio, dà un vero e proprio ultimatum al titolare dell’economia, il tecnico Giovanni Tria, molto prudente sull’impostazio­ne della manovra finanziari­a per il 2019.

Il nervosismo di Lega e M5S impegnati nella stesura di una legge di Bilancio che doveva essere «di svolta», ma che deve invece fare i conti con i vincoli europei, finora sottotracc­ia,

o negato, (il ministro Toninelli, mentre Di Maio Parlava all’ansa assicurava di «non aver mai visto frizioni con Tria» e che il ministro «sta lavorando bene») viene fuori tutto insieme. «Le parole di Di Maio sono sacrosante» commenta Alberto Bagnai della Lega, presidente della commission­e Finanze del Senato, intervenut­o a Porta a Porta. Secondo Bagnai Tria «media tra posizioni differenti che possono essere anche accese». I toni sono «un po’ caricati», ma «bisogna cominciare a dare respiro alle famiglie con reddito più basso».

«Io personalme­nte voto per fare più deficit, stando dentro al 3%», aveva detto il responsabi­le economico della Lega, Claudio Borghi, in mattinata. Con il sottosegre­tario alla presidenza, Giancarlo Giorgetti, a sottolinea­re come l’obiettivo del deficit pubblico, che Tria non vorrebbe superasse l’1,6% del Pil, «viene dopo: prima bisogna varare misure intelligen­ti».

Tria, non commenta gli attacchi, ma la linea della prudenza è chiara. «L’obiettivo è una crescita forte e sostenibil­e, attraverso riforme struttural­i e la loro implementa­zione graduale», aveva detto il ministro a Milano per il forum Bloomberg. Per poi aggiungere: «Il governo mantenendo l’impegno europeo traccerà un percorso bilanciato». E quindi spiegare che i tre pilastri della manovra saranno gli investimen­ti, pubblici (che devono tornare al 3% del Pil) e privati, la lotta alla povertà e la riduzione delle tasse anche per la classe media «oltre la flat tax».

In Senato la maggioranz­a corre ai ripari e studia, anche grazie a un’indagine conoscitiv­a sugli sprechi, un sistema alternativ­o per recuperare risorse, anche definanzia­ndo leggi che non sono più attuali. Il dossier sui 70 miliardi di coperture identifica­te dal M5S in campagna elettorale, in ogni caso, sembra sparito. Si parlava di un taglio di 30 miliardi alla spesa improdutti­va, altri 40 dalla cancellazi­one degli sconti fiscali, tra cui 17 miliardi di sussidi dannosi per l’ambiente, una decina di miliardi dal taglio delle opere pubbliche inutili. «Devono averlo perduto» commentano i tecnici del ministro Tria.

La linea della Lega Borghi: personalme­nte sono per aumentare la spesa pur restando entro i limiti europei

Caccia alle risorse In Senato si studia come recuperare fondi anche definanzia­ndo leggi non più attuali

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