Di Maio all’assalto di Tria
«Pretendo che trovi i soldi per gli italiani». Caso politico sulla manovra
Duro affondo del vicepremier Di Maio contro il ministro dell’economia Giovanni Tria: «Pretendo che trovi i soldi per gli italiani». Così la manovra diventa un caso politico. Con la Lega che dice: toni un po’ caricati, ma bisogna dare respiro alle famiglie.
«Nessuno ha chiesto le dimissioni del ministro Tria, ma pretendo che il ministro dell’economia di un governo del cambiamento trovi i soldi per gli italiani che momentaneamente sono in grande difficoltà, e che non possono più aspettare. Lo Stato non li può più lasciare soli e un ministro serio i soldi li deve trovare». A pochi giorni dall’avvio della sessione di bilancio, il vicepresidente
del Consiglio, Luigi Di Maio, dà un vero e proprio ultimatum al titolare dell’economia, il tecnico Giovanni Tria, molto prudente sull’impostazione della manovra finanziaria per il 2019.
Il nervosismo di Lega e M5S impegnati nella stesura di una legge di Bilancio che doveva essere «di svolta», ma che deve invece fare i conti con i vincoli europei, finora sottotraccia,
o negato, (il ministro Toninelli, mentre Di Maio Parlava all’ansa assicurava di «non aver mai visto frizioni con Tria» e che il ministro «sta lavorando bene») viene fuori tutto insieme. «Le parole di Di Maio sono sacrosante» commenta Alberto Bagnai della Lega, presidente della commissione Finanze del Senato, intervenuto a Porta a Porta. Secondo Bagnai Tria «media tra posizioni differenti che possono essere anche accese». I toni sono «un po’ caricati», ma «bisogna cominciare a dare respiro alle famiglie con reddito più basso».
«Io personalmente voto per fare più deficit, stando dentro al 3%», aveva detto il responsabile economico della Lega, Claudio Borghi, in mattinata. Con il sottosegretario alla presidenza, Giancarlo Giorgetti, a sottolineare come l’obiettivo del deficit pubblico, che Tria non vorrebbe superasse l’1,6% del Pil, «viene dopo: prima bisogna varare misure intelligenti».
Tria, non commenta gli attacchi, ma la linea della prudenza è chiara. «L’obiettivo è una crescita forte e sostenibile, attraverso riforme strutturali e la loro implementazione graduale», aveva detto il ministro a Milano per il forum Bloomberg. Per poi aggiungere: «Il governo mantenendo l’impegno europeo traccerà un percorso bilanciato». E quindi spiegare che i tre pilastri della manovra saranno gli investimenti, pubblici (che devono tornare al 3% del Pil) e privati, la lotta alla povertà e la riduzione delle tasse anche per la classe media «oltre la flat tax».
In Senato la maggioranza corre ai ripari e studia, anche grazie a un’indagine conoscitiva sugli sprechi, un sistema alternativo per recuperare risorse, anche definanziando leggi che non sono più attuali. Il dossier sui 70 miliardi di coperture identificate dal M5S in campagna elettorale, in ogni caso, sembra sparito. Si parlava di un taglio di 30 miliardi alla spesa improduttiva, altri 40 dalla cancellazione degli sconti fiscali, tra cui 17 miliardi di sussidi dannosi per l’ambiente, una decina di miliardi dal taglio delle opere pubbliche inutili. «Devono averlo perduto» commentano i tecnici del ministro Tria.
La linea della Lega Borghi: personalmente sono per aumentare la spesa pur restando entro i limiti europei
Caccia alle risorse In Senato si studia come recuperare fondi anche definanziando leggi non più attuali