Corriere della Sera

Zaia: errore buttare tutto per il nome nel simbolo I fondi? Ci sono i privati

- Marco Cremonesi

MILANO Deluso? «Francament­e? Sì». Luca Zaia nell’olimpiade 2026 ci aveva creduto: «Ma non usi l’imperfetto, io ci credo ancora». Il governator­e veneto, infatti, insieme con il collega lombardo Attilio Fontana, subito dopo la «morte» ufficiale della candidatur­a annunciata da Giancarlo Giorgetti, ha rilanciato con l’olimpiade lombardo-veneta. Perché la vicenda appena conclusa è, «purtroppo, la cronaca di una morte annunciata...».

Perché? Cosa è successo?

«Cosa devo dirle? Io so che noi ci eravamo buttati di cuore, eravamo entrati come Cenerentol­a tra i grandi candidati. Forti però di un ottimo dossier e del fatto che Cortina è l’hub degli sport invernali più importante d’europa. La nostra candidatur­a avrebbe visto per la prima volta tutte le discipline in montagna».

E poi?

«Poi ci è stato chiesto se saremmo stati disponibil­i a condivider­e la candidatur­a con Milano e Torino. Dato che da soli si va più veloce, ma insieme si fa più strada, abbiamo subito accettato. Anzi, la parola “tridente” l’ho inventata io. E quando tutti abbiamo dato l’assenso al Coni, io pensavo che la partita fosse chiusa così. Non per niente: ci è stato presentato un dossier con tanto di suddivisio­ne delle discipline sui vari poli. Di più: Giovanni Malagò aveva già ottenuto dal Cio la firma dell’host city contract, l’impegno dell’organizzaz­ione, su tre città anziché su una sola. Non avrebbe firmato un solo sindaco, ma tutti e tre».

Il sottosegre­tario Giancarlo Giorgetti si è arreso presto?

«Ma no. Io ringrazio Giorgetti, lui ci ha messo anima e cuore. Il fatto è che se non ci è riuscito lui, non avrebbe potuto riuscirci nessuno».

Nel senso che c’è stata una cattiva volontà di qualcuno?

«Io leggo le lettere. Nella sua, il sindaco Giuseppe Sala si limita a dire di mettere Milano per prima. Torino scrive che, dato le immutate condizioni, difende la candidatur­a in solitaria».

Appunto: Sala non ha tirato troppo la corda?

«Ma non lo so. Però mi chiedo: si butta l’opportunit­à di un’olimpiade per una cosa del genere?».

Giorgetti dice che «hanno prevalso forme di dubbio e di sospetto»...

«Beh, questa gestazione è stata piena di dubbi. Ripeto: non credo si possa far saltare tutto sul problema che Milano sia la prima. L’idea era quella di un logo con i tre nomi: è inevitabil­e, una città viene scritta prima delle altre».

I soliti 5 Stelle del no?

«A me spiace che Torino si sia messa fuori. Che uno possa avere idee diverse, ci sta. Però, arrivare a dirlo all’ultimo minuto ci ha messo non po’ in difficoltà. Se Torino avesse subito chiesto al Coni un voto sul suo dossier in solitaria, avremmo risparmiat­o del tempo. Io non voglio vederci chissà quale disegno politico, penso sia un incidente di percorso. Purtroppo, c’è il precedente di Roma e anche la discussion­e a Torino di cui abbiamo letto. Il problema è che si rischia di perdere non soltanto le Olimpiadi ma la credibilit­à. Penso a come ci presentiam­o all’estero: se ogni volta che diciamo “noi ci siamo” un momento dopo scompariam­o, il problema esiste».

E ora che succede?

«Bisogna passare dal tridente alla falange macedone. In due diritti alla meta. Bisogna costruire la proposta di Lombardia e Veneto».

Tutti hanno ripetuto che di soldi statali non c’è ne saranno. Non è un problema?

«Si tratta di mettere insieme tra i 350 e i 400 milioni, io penso che la partita possa essere interessan­te per molti privati. E spero che il Coni ci sostenga, e che tutti valutino fino in fondo. Faccio appello al governo affinché non abbandoni questa sfida e anzi la giochi fino in fondo. Ma faccio appello anche a Torino: se il problema è la precedenza dei nomi, per noi va bene anche essere nel logo come terza città. Ma non buttiamo via tutto».

d Torino ci ha messo in difficoltà Se voleva un voto sul suo dossier solitario poteva dirlo subito

d Sono deluso ma credo che si possa ancora farcela Dal tridente bisognerà passare alla falange.

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