Zaia: errore buttare tutto per il nome nel simbolo I fondi? Ci sono i privati
MILANO Deluso? «Francamente? Sì». Luca Zaia nell’olimpiade 2026 ci aveva creduto: «Ma non usi l’imperfetto, io ci credo ancora». Il governatore veneto, infatti, insieme con il collega lombardo Attilio Fontana, subito dopo la «morte» ufficiale della candidatura annunciata da Giancarlo Giorgetti, ha rilanciato con l’olimpiade lombardo-veneta. Perché la vicenda appena conclusa è, «purtroppo, la cronaca di una morte annunciata...».
Perché? Cosa è successo?
«Cosa devo dirle? Io so che noi ci eravamo buttati di cuore, eravamo entrati come Cenerentola tra i grandi candidati. Forti però di un ottimo dossier e del fatto che Cortina è l’hub degli sport invernali più importante d’europa. La nostra candidatura avrebbe visto per la prima volta tutte le discipline in montagna».
E poi?
«Poi ci è stato chiesto se saremmo stati disponibili a condividere la candidatura con Milano e Torino. Dato che da soli si va più veloce, ma insieme si fa più strada, abbiamo subito accettato. Anzi, la parola “tridente” l’ho inventata io. E quando tutti abbiamo dato l’assenso al Coni, io pensavo che la partita fosse chiusa così. Non per niente: ci è stato presentato un dossier con tanto di suddivisione delle discipline sui vari poli. Di più: Giovanni Malagò aveva già ottenuto dal Cio la firma dell’host city contract, l’impegno dell’organizzazione, su tre città anziché su una sola. Non avrebbe firmato un solo sindaco, ma tutti e tre».
Il sottosegretario Giancarlo Giorgetti si è arreso presto?
«Ma no. Io ringrazio Giorgetti, lui ci ha messo anima e cuore. Il fatto è che se non ci è riuscito lui, non avrebbe potuto riuscirci nessuno».
Nel senso che c’è stata una cattiva volontà di qualcuno?
«Io leggo le lettere. Nella sua, il sindaco Giuseppe Sala si limita a dire di mettere Milano per prima. Torino scrive che, dato le immutate condizioni, difende la candidatura in solitaria».
Appunto: Sala non ha tirato troppo la corda?
«Ma non lo so. Però mi chiedo: si butta l’opportunità di un’olimpiade per una cosa del genere?».
Giorgetti dice che «hanno prevalso forme di dubbio e di sospetto»...
«Beh, questa gestazione è stata piena di dubbi. Ripeto: non credo si possa far saltare tutto sul problema che Milano sia la prima. L’idea era quella di un logo con i tre nomi: è inevitabile, una città viene scritta prima delle altre».
I soliti 5 Stelle del no?
«A me spiace che Torino si sia messa fuori. Che uno possa avere idee diverse, ci sta. Però, arrivare a dirlo all’ultimo minuto ci ha messo non po’ in difficoltà. Se Torino avesse subito chiesto al Coni un voto sul suo dossier in solitaria, avremmo risparmiato del tempo. Io non voglio vederci chissà quale disegno politico, penso sia un incidente di percorso. Purtroppo, c’è il precedente di Roma e anche la discussione a Torino di cui abbiamo letto. Il problema è che si rischia di perdere non soltanto le Olimpiadi ma la credibilità. Penso a come ci presentiamo all’estero: se ogni volta che diciamo “noi ci siamo” un momento dopo scompariamo, il problema esiste».
E ora che succede?
«Bisogna passare dal tridente alla falange macedone. In due diritti alla meta. Bisogna costruire la proposta di Lombardia e Veneto».
Tutti hanno ripetuto che di soldi statali non c’è ne saranno. Non è un problema?
«Si tratta di mettere insieme tra i 350 e i 400 milioni, io penso che la partita possa essere interessante per molti privati. E spero che il Coni ci sostenga, e che tutti valutino fino in fondo. Faccio appello al governo affinché non abbandoni questa sfida e anzi la giochi fino in fondo. Ma faccio appello anche a Torino: se il problema è la precedenza dei nomi, per noi va bene anche essere nel logo come terza città. Ma non buttiamo via tutto».
d Torino ci ha messo in difficoltà Se voleva un voto sul suo dossier solitario poteva dirlo subito
d Sono deluso ma credo che si possa ancora farcela Dal tridente bisognerà passare alla falange.