«Non c’è stato nessun golpe Una ripicca fermare il nuovo tentativo»
Il sottosegretario: «Possono farcela»
ROMA «Peccato...». È notte quando Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo Sport, lascia Palazzo Chigi dopo un’altra giornata cruciale per il governo, visibilmente stanco e «molto, molto deluso» perché il sogno invernale a cinque cerchi del 2026 rischia di infrangersi contro i veti incrociati delle forze politiche: «Peccato. Per il poco che ci capisco io, sono convinto che al 99% questa volta le Olimpiadi le avremmo portate a casa noi».
Perché allora ha stoppato la corsa?
«In un clima così, di dubbi, di sospetti e di incertezze, non si poteva andare avanti. Non andava proprio bene. Per portare avanti questi grandi eventi con i soldi dello Stato ci vuole una procedura seria, serve un entusiasmo e una convinzione che non c’erano. Non sono pentito di aver detto che la candidatura a tre è morta».
Di chi è la responsabilità del fallimento del «tridente» Milano-torino-cortina? Di Chiara Appendino o di Beppe Sala?
«Hanno dovuto entrambi dare seguito al mandato dei rispettivi consigli comunali. Ma io ho dovuto assumermi la responsabilità di dare una scossa».
Il M5S non sembra averla presa bene. C’è chi parla persino di imboscata da parte della Lega...
«Io sono una persona seria, per questo ho detto stop. Visto tutti i vincoli che abbiamo incontrato in questi mesi di lavoro ho capito che era meglio staccare adesso, invece che fra due mesi, magari tra accuse reciproche e dopo aver speso anche dei soldi. Non c’è nessun golpe, nessuna imboscata. Davvero non riesco a immaginare niente del genere».
È un altro round dello scontro in atto tra Lega e Movimento?
«Ma no, è solo un’altra cosa all’italiana. È stato assurdo arrivare con tre candidature diverse. Se si vogliono fare le Olimpiadi serve serietà e bisogna che ciascuno si assuma le proprie responsabilità. Io avevo messo una data limite che era oggi (ieri per chi legge, ndr). Mi aspettavo un atteggiamento collaborativo e mi sono speso molto».
Anche il Coni e il presidente Malagò si sono spesi?
«Il Coni è stato molto collaborativo e insieme è maturata l’idea di portare la proposta delle Alpi. Abbiamo organizzato una struttura rigorosa di controllo dei costi, che non erano alti e c’era la volontà di fare le cose molto seriamente, non all’italiana».
Poi, cosa è andato storto?
«Non si riusciva a mettere un punto, ad avere chiarezza da tutti. Era un continuo di dubbi, di se, di ma, di forse... E poiché l’incontro con il Comitato olimpico internazionale a Losanna si avvicinava, ho deciso di metterci la faccia io».
Pensa che i 5Stelle ci ripenseranno e batteranno un colpo?
«No, non penso che lo faranno. La sindaca di Torino avrà tenuto conto anche delle deliberazioni del consiglio comunale. Io ho dato tempo a tutti, alla fine ho chiesto una risposta scritta».
Gestione assurda
Uno scontro tra Lega e M5S? No, soltanto un’altra cosa all’italiana Assurde tre candidature
E quella di Appendino era un no...
«Cos’altro avrei dovuto fare?».
Il tandem lombardo-veneto ha qualche possibilità di farcela?
«Se la impostano bene e il Coni supporta la candidatura, perché no? Al Cio aspettano con ansia che arrivino candidature, per adesso solo Stoccolma è certa. Però Milano e Cortina devono ottenere una dilazione dei tempi per poter aggiornare la loro proposta».
Lei ha detto che il governo non metterà un euro. Questo vuol dire che non sosterrete la proposta?
«Se qualcuno trova risorse pubbliche e private non vedo perché il governo debba dire di no, sarebbe una ripicca».