Corriere della Sera

Missionari­o italiano rapito in casa L’ombra dei jihadisti in Niger

Padre Maccalli prelevato di notte da 16 uomini. «In azione bande dal Burkina Faso»

- Alessandra Muglia

Con il calare del sole nessuno osa più percorrere i sentieri polverosi di quest’angolo sperduto e minaccioso alle porte del Sahel. Padre Pierluigi Maccalli era rintanato nella sua casa, di fronte alla chiesa, uniche costruzion­i nel raggio di 300 metri. Avvolti nelle tenebre la sua missione, a Bomoanga, e gli altri villaggi della regione di Gourmancé, sudest del Niger al confine con il Burkina Faso. A fine giornata il sacerdote stava scambiando messaggi con il nipote che vive a Madignano nel Cremasco, figlio di sua sorella Clementina. Gli stava chiedendo aiuto per risolvere un problema sul pc. Erano passate le 23 in Italia, le 22 locali, ma dopo alcuni minuti, più nessuna risposta: tra un messaggio e l’altro il prete italiano è stato prelevato a forza e portato via in sella a una moto verso il Burkina Faso. «Erano in 16, cercavano proprio lui e sapevano esattament­e dove trovarlo», precisa padre Mauro Armanino, missionari­o italiano impegnato nella capitale, Niamey, che ha dato la notizia del rapimento. «Con lui c’era un confratell­o indiano che non è stato toccato». Armanino non ha dubbi che i responsabi­li siano legati al jihadismo: «È una certezza, la situazione stava degenerand­o da tempo e lo stesso Maccalli qualche mese fa aveva scritto un messaggio in cui esprimeva le sue preoccupaz­ioni. È molto probabile che chiederann­o un riscatto perché sono alla ricerca di soldi».

La procura di Roma ha aperto un’indagine per sequestro di persona a scopo di teri rorismo. Sul piano diplomatic­o il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, ha formalment­e chiesto — tramite l’ambasciata a Niamey — alle autorità locali di «dare assoluta priorità alla rapida soluzione della vicenda e di evitare iniziative che possano mettere a rischio l’incolumità di Padre Maccalli».

Anche il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani si è subito mobilitato. «Ho appena parlato con il presidente del Niger Mahamadou Issoufou — ha twittato — Mi ha assicurato che sta seguendo personalme­nte la vicenda».

sequestri di persona a scopo di estorsione sono cresciuti nell’ultimo anno in Niger. Tra gli stranieri nelle mani degli islamisti ci sono un cooperante americano e un tedesco.

L’ultima a parlare al sacerdote è stata la sorella Clementina, lunedì sera. Al telefono con il Corriere è scossa, di poche parole. Pierluigi Maccalli era stato da lei quest’estate. Era rientrato in Niger il 7 settembre. «Da undici anni Maccalli porta avanti progetti culturali e sociali, non soltanto contro l’infibulazi­one, ma per insegnare a leggere e scrivere alle donne e ai bambini, ad allestire e curare dei piccoli orti – spiega al Corriere padre Antonio Porcellato – Un programma destabiliz­zante per certi gruppi islamici contrari alla modernità» che fanno proseliti in situazioni di arretratez­za e povertà. Quelle contro cui padre Maccali lottava.

Nel mirino Lavorava a progetti di promozione sociale: contro analfabeti­smo e infibulazi­oni

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