«Piazzapulita» riparte dal Somaliland Formigli: «Spieghiamo le migrazioni»
Un’immagine del reportage di «Piazzapulita» dal Corno d’africa. Il Somaliland è formalmente indipendente dal 1991 ma non è riconosciuto da nessun Paese
«La propaganda politica evoca continuamente l’africa, in tanti dicono aiutiamoli a casa loro, ma a casa loro non ci sono mai stati». Corrado Golfo Formigli riparte a sud del Mediterraneo, GIBUTI di Aden con un reportage Hargeisa dal Somaliland, lo Stato che Burao non esiste, indipendente dal 1991, con un governo, un Parlamento ETIOPIA Somaliland e un esercito, ma senza essere riconosciuto da SOMALIA nessun Paese del mondo.
KENYA Mogadiscio L’apertura della nuova stagione di Piazzapulita (al via
km 400 domani, ogni giovedì, alle 21.10 su La7) è dedicata a questo Nel Paese invisibile
dove non piove mai Paese ucciso dalla siccità, dove non piove da tre anni, dove una volta per essere ricchi ci volevano 100 dromedari e adesso ne bastano 20, dove una capra costa 68 dollari, il doppio di cinque anni fa. «È rato, i politici sono pagati per dalla massa indistinta di fanno concretamente qualcosa».
68 un luogo di una povertà assoluta, trovare delle soluzioni». gruppi migratori di cui si parla ucciso dai cambiamenti È un viaggio che serve ad in modo astratto». Un altro Già nelle stagioni precedenti climatici, dal deserto che andare alle radici di un fenomeno: aspetto è mostrare il lavoro la cifra del reportage è avanza e spinge la popolazione euro costo di «Vogliamo spiegare e delle Ong: «La politica le ha entrata nel racconto di Piazzapulita: a cercare altrove acqua e cibo. una capra , far capire perché il flusso migratorio criminalizzate, con linguaggio «Il racconto della realtà Un tempo questa terra era il doppio di da quelle zone è particolarmente semplificatorio le definisce è sempre più centrale per chiamata la Svizzera del Corno cinque anni fa intenso. Raccontare taxi del mare, getta discredito capire davvero quello che ci d’africa, c’erano campi le storie di persone su realtà che rischiano di sta intorno. Uno dei problemi verdi e fiumi. Il mio è un viaggio che vedi, che hanno un volto, ricevere meno finanziamenti, dell’informazione è la disintermediazione nell’ipocrisia che ci circonda è un modo per farle uscire mentre sono le uniche che tra il potere e i — spiega Formigli — perché in questi luoghi non c’è traccia di aiuti presenti e nemmeno di aiuti futuri».
Il Somaliland è una terra dove la popolazione è profuga nel suo stesso Paese, c’è un campo di 15 mila persone, capanne di stracci, dove tutti hanno perso il bestiame: «In Africa sono arrivati i cinesi e i russi, mentre l’europa è assente. La strada è anche quella, intervenire in Africa in maniera strutturale, non con le elemosine. Perché è in un humus ben preciso che la radicalizzazione islamica può coltivarsi, ovvero quando tutto è perduto. Qui gli Al-shabaab, le cellule somale di Al Qaida, rischiano di diventare gli unici che mettono ordine in una società allo sbando. Intervenire in casi come questi per l’occidente è una polizza di assicurazione sul futuro. Fare politica non significa assecondare la pancia dell’eletto- cittadini. Oggi il potere comunica direttamente, attraverso i social, con quello che chiama popolo — che poi sono solo una parte dei cittadini, sono gli elettori del proprio partito. Il giornalista viene visto con fastidio, percepito come un intruso, mentre invece una narrazione terza è fondamentale per avere gli strumenti per farsi un’idea indipendente. I politici non amano i reportage e le inchieste, perché li mettono di fronte alla realtà: la realtà è molto più difficile da affrontare rispetto alle
Giornalista Corrado Formigli, 50 anni, ha vinto due premi Ilaria Alpi
domande di un talk».
La politica contribuisce ad alimentare le paure: «La gente legge poco e viaggia poco, così la politica prospera sulle fake news. Se Salvini venisse da me in trasmissione — anche se non viene mai e non so perché — gli chiederei cosa dobbiamo dire a questi bambini senza speranza: hanno il diritto di provare ad avere un futuro migliore oppure devono morire lì? Non è buonismo, non è immigrazionismo. Sono domande legittime di fronte a un’ingiustizia profonda».