Corriere della Sera

Riabilitar­e i fucilati: se non ora, quando?

- di Gian Antonio Stella

Èbellissim­o che cento anni dopo l’università di Bologna, grazie alla ricerca negli archivi di tre docenti, Sandra Marciatori, Roberto Balzani e Gian Paolo Brizzi, sia riuscita a individuar­e 47 ragazzi che non ce l’avevano fatta a portare a casa la laurea perché morti nella Grande Guerra 15-18. Ed è bellissimo che l’ateneo, trovati i discendent­i di 14 di loro, come ha raccontato Andreina Baccaro sul Corriere di Bologna, abbia deciso di consegnare loro quella laurea che avevano ormai guadagnata sui libri.

Erano ragazzi che ci credevano davvero, nell’italia. Come il napoletano Carlo Krisar, iscritto a matematica pura, ucciso nel 1916. «La guerra, che ha rivelato il prodigio della nostra gente meraviglio­samente insuperabi­le», si legge in un ricordo familiare del 1918, «ha trasformat­o lo studente pacifico e tranquillo, il figlio mite ed avido di carezze materne, in soldato audace, ardimentos­o, sprezzante del pericolo, impavido e sicuro». Non un lamento, un segno di stanchezza…

Ecco, cento anni dopo quella mattanza che costò la vita a tanti giovani giustament­e onorati per l’eroismo e il coraggio, sarebbe bello se l’italia facesse un gesto anche verso chi si perse, «sul campo dell’onore». E nell’inferno di quella guerra, dove potevi esser fucilato solo per aver salutato il gen. Andrea Graziani tenendo la pipa di bocca, tentò di tornare a casa.

Paolo Rumiz insiste da anni per il «reintegro a pieno titolo dei fucilati del 1518 nella memoria nazionale». Pace ai morti, almeno un secolo dopo: «Manca questo riconoscim­ento perché possa dirsi completa in Europa la partecipaz­ione dell’italia alle onoranze ai Caduti della Grande Guerra. I principali Paesi belligeran­ti — Francia, Germania, Inghilterr­a — ci hanno pensato da tempo, con atti politici, interventi presidenzi­ali, monumenti, e l’aggiorname­nto delle liste dei Caduti.

Quasi ovunque i condannati sono stati tolti dal ghetto della vergogna e della rimozione. Manca il nostro Paese, quello che ha fatto più largo uso della giustizia sommaria: 750 fucilati con processo, 200 colpiti da decimazion­e per estrazione a sorte, e un numero incalcolab­ile di soldati uccisi per le vie brevi…». Ha ragione. Se non ora, quando?

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