I big data e l’algoritmo della politica
Èdifficile dire oggi se il reddito di cittadinanza promesso dal Movimento 5 Stelle al governo sarà mai una realtà: la legge di bilancio ha già tante incognite anche senza questa voce. Ma, al netto delle questioni fondamentali di copertura finanziaria e di opportunità sociale di una misura di questo genere, i lavori in realtà sono già cominciati. Se ne sta occupando il Team per la trasformazione digitale su richiesta dello stesso governo: l’idea — si vedrà se applicabile — è di creare per la prima volta un servizio completamente digitalizzato sia nel percorso di valutazione dei profili sia in quello di pagamento. Da questo punto di vista è probabile che l’architettura Pagopa potrebbe già rendere fattibile l’operazione inversa: in questo caso è la Pubblica amministrazione a pagare. Le sfide non sono poche. La famosa password unica per il cittadino “Giuseppe Garibaldi” si sta diffondendo ma i numeri sono ancora ridotti. Resta inoltre il fatto che i siti internet dello Stato italiano siano circa 100 mila. Un numero astronomico che rende la password unica quasi un esercizio di stile. È possibile che per accedere al reddito di cittadinanza, sempre che ci sia, si renda obbligatoria proprio la richiesta della password prendendo in sostanza i famosi due piccioni con una fava. Ma la vera novità in tema di sperimentazione sarebbe un’altra. Il reddito di cittadinanza potrebbe essere il primo test di statistiche in tempo reale grazie al progetto dello stesso Team del dimissionario Diego Piacentini e dell’istat. Da questo punto di vista potrebbe essere il primo utilizzo dei big data in tempo reale per una politica sociale: non sarebbe complicato creare un algoritmo che rilevi, per esempio, delle anomalie geografiche nella distribuzione del reddito di cittadinanza mettendo in relazione il territorio con le statistiche sulla disoccupazione. L’abolizione della carta renderebbe tutto più fluido. Ora molto — se non tutto — dipenderà anche dal profilo del nuovo commissario che sarà chiamato a prendere il posto di Piacentini nel prossimo mese e mezzo: dal nome si capirà se l’esecutivo pentaleghista crede nella trasformazione digitale della Pubblica amministrazione. Oppure pensa più, come sembra emergere dal caso “reddito di cittadinanza 4.0”, a una squadra operativa per sostenere singoli progetti di interesse elettorale.