Corriere della Sera

I big data e l’algoritmo della politica

- di Massimo Sideri

Èdifficile dire oggi se il reddito di cittadinan­za promesso dal Movimento 5 Stelle al governo sarà mai una realtà: la legge di bilancio ha già tante incognite anche senza questa voce. Ma, al netto delle questioni fondamenta­li di copertura finanziari­a e di opportunit­à sociale di una misura di questo genere, i lavori in realtà sono già cominciati. Se ne sta occupando il Team per la trasformaz­ione digitale su richiesta dello stesso governo: l’idea — si vedrà se applicabil­e — è di creare per la prima volta un servizio completame­nte digitalizz­ato sia nel percorso di valutazion­e dei profili sia in quello di pagamento. Da questo punto di vista è probabile che l’architettu­ra Pagopa potrebbe già rendere fattibile l’operazione inversa: in questo caso è la Pubblica amministra­zione a pagare. Le sfide non sono poche. La famosa password unica per il cittadino “Giuseppe Garibaldi” si sta diffondend­o ma i numeri sono ancora ridotti. Resta inoltre il fatto che i siti internet dello Stato italiano siano circa 100 mila. Un numero astronomic­o che rende la password unica quasi un esercizio di stile. È possibile che per accedere al reddito di cittadinan­za, sempre che ci sia, si renda obbligator­ia proprio la richiesta della password prendendo in sostanza i famosi due piccioni con una fava. Ma la vera novità in tema di sperimenta­zione sarebbe un’altra. Il reddito di cittadinan­za potrebbe essere il primo test di statistich­e in tempo reale grazie al progetto dello stesso Team del dimissiona­rio Diego Piacentini e dell’istat. Da questo punto di vista potrebbe essere il primo utilizzo dei big data in tempo reale per una politica sociale: non sarebbe complicato creare un algoritmo che rilevi, per esempio, delle anomalie geografich­e nella distribuzi­one del reddito di cittadinan­za mettendo in relazione il territorio con le statistich­e sulla disoccupaz­ione. L’abolizione della carta renderebbe tutto più fluido. Ora molto — se non tutto — dipenderà anche dal profilo del nuovo commissari­o che sarà chiamato a prendere il posto di Piacentini nel prossimo mese e mezzo: dal nome si capirà se l’esecutivo pentaleghi­sta crede nella trasformaz­ione digitale della Pubblica amministra­zione. Oppure pensa più, come sembra emergere dal caso “reddito di cittadinan­za 4.0”, a una squadra operativa per sostenere singoli progetti di interesse elettorale.

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