Maria Sibylla la studiosa che cercava strani bruchi
Che razza di interesse sono i bruchi? Per una donna, poi. Maria Sibylla Merian (nata nel 1647 a Francoforte sul Meno e morta nel 1717 ad Amsterdam) deve averne sentite di tutti i colori, in un’epoca in cui perfino le farfalle erano considerate bestie diaboliche. Meglio, in un tempo in cui le donne erano giudicate o pericolose alleate di Satana o fragili creature di poco senno, una ragazza dall’aria imbronciata che disegnasse insetti doveva apparire più che bizzarra: pericolosa. Maria Sibylla era figlia di un incisore, Matthäus Merian il vecchio, che aveva 54 anni quando lei nacque e morì tre anni dopo. La mamma, pia donna convinta, appunto, che le farfalle fossero figlie del diavolo, si risposò con il pittore di fiori Jakob Marrell. Fu lui a insegnare tutto a Merian. La bambina apprese le tecniche d’arte, dalla grafica alla pittura, che poi approfondì. Ma andò pure a scuola. Non si usava, neanche in terre protestanti. In seguito avrebbe aderito a una setta severissima, i labadisti, che condannavano l’arte ma credevano nella scienza ed ebbero gran seguito tra le donne colte. Impossibile dire perché a Merian piacessero tanto gli insetti: li studiò quando ancora si pensava che nascessero dalla decomposizione e li disegnò benissimo. Poi si sposò: anche Johann Andreas Graff era un artista. Prima di separarsi, ebbero due figlie, che sarebbero state assistenti della madre (esistevano le botteghe di donne). Dorothea, secondogenita, la seguì nella sua impresa più nota: un viaggio di due anni (1699-1701) nel Suriname, allora colonia olandese. Madre, figlia e aiutante indigena tornarono cariche di studi, campioni e disegni. Ma la stima, le pubblicazioni e il talento non bastarono per sottrarre Sibylla alla miseria. Già sofferente di cuore dal 1711, morì di infarto nel 1717.