Petrarca, l’anti-ulisse e gli altri viaggiatori fatti d’immaginazione
L’umanista e quel fantasioso itinerario in Terrasanta
Francesco Petrarca fu un viaggiatore senza pace. «Generato dall’esilio», come scrisse di se stesso, e affidato a un’infanzia raminga, crebbe e si formò in un incessante girovagare tra corti, alti prelati, università, «rifugi» italiani. Da Avignone a Praga, da Venezia a Colonia fino alla Valchiusa, dove fece di una donna e del suo amore il più imperituro teatro dei sentimenti. Fu proprio l’originale «stare nescius» («incapace di stare fermo») che tratteggiò la sua figura di intellettuale europeo e cosmopolita, finalmente slegato dal concetto medioevale di «patria».
Non fu l’unico scollamento dalla cultura del Medioevo: con Petrarca il viaggio si affrancò dalla sua natura squisitamente esplorativa — quella che aveva mosso per esempio Marco Polo — e si cristallizzò in una potente metafora dell’inquietudine come viatico a un concetto modernissimo: la conoscenza di se stessi.
Il viaggio non era solo spostamento fisico, meraviglia davanti a posti esotici, fatica o gusto del cammino: il viaggio era perlustrazione di un’intima curiosità umana, era costruzione narrativa, disquisizione intorno ai luoghi. Era ricordo. Nasce così l’itinerario in Terrasanta, uno dei cimeli più interessanti in mostra a Modena: una lettera-trattatello in latino che Petrarca compose in soli tre giorni nel marzo del 1358, a Milano, per farsi perdonare da un amico che aveva «bidonato».
Era successo che Giovanni da Mandello, una rilevante figura della corte viscontea, voleva intraprendere un viaggio in Terrasanta, molto di moda all’epoca. Francesco però nicchiava per una ragione banale: aveva paura di andar per mare, forse perché da ragazzo aveva vissuto l’esperienza del naufragio. Allora sedette allo scrittoio e compose questo itinerario per metà inventato e per metà ricostruito con i ricordi.
Intanto, il percorso parte da Genova anche perché Petrarca conosceva bene la costa occidentale. E si sofferma a lungo (quasi per metà dell’opera!) sulla Campania, per diventare sempre più vago e teorico sulle coste della Grecia. I luoghi santi della cristianità, poi, sono un autentico viaggio immaginario, perché cucito su storie religiose, figure leggendarie, episodi della vita di Cristo. E, mano a mano che il racconto diventa più rarefatto, aumenta il peso dell’autobiografia. Lo scrittore trova se stesso nella meta del pellegrinaggio — quasi un assunto laico dell’umanesimo. Ma c’è una familiarità inconsueta anche nei posti che non ha mai frequentato ed è proprio questa appartenenza ad ogni luogo e a nessun luogo che descrive la natura di Petrarca.
«Peregrinus ubique», diceva di sé. È qui la differenza con gli altri viaggi immaginari che pure costellarono il Medioevo e i secoli a venire. Come il «Tractato de le piu marauegliose cosse e piu notabile che se trouano in le parte del mondo» di Jean de Mandeville (1480) — anche questo in mostra. La produzione di itinerari intessuti di aneddoti e con le descrizioni di paesi fantastici (per esempio il favoloso regno del Prete Gianni) attraverso l’arabia, l’india e la Cina, era molto richiesta e accompagnava le prime «guide tascabili» per i pellegrini che si recavano in Terrasanta.
Ma quello di Petrarca andava oltre l’esercizio letterario: era piuttosto una spietata autoanalisi condotta attraverso questo continuo ripartire. Sta qui la differenza con Ulisse, che Francesco stesso sottolinea in una delle lettere: l’eroe omerico parte e torna a una patria ben precisa; Petrarca non elegge una patria, ma cerca se stesso in tutti i luoghi che attraversa (sia con il fisico sia con l’immaginazione).
Questo anti-ulisse, immune dal richiamo del nostos, è il fondamento di una visione europea, transnazionale, illuminata. Che si appoggia su una profonda conoscenza di sé, antidoto alla «solitudine affollata» che viviamo oggi. Scriveva infatti l’umanista: «Non temere di esser solo, se sei teco, che se non sei teco, anche in mezzo al popolo, saresti solo».
Le differenze
Se l’eroe omerico parte e torna a una patria, l’intellettuale europeo va in cerca di se stesso