Corriere della Sera

Deficit, sfida sul 2 per cento

Giorgetti: si può sforare con proposte serie. Di Maio preme, Tria resiste

- di Federico Fubini

La maggioranz­a insiste, il ministro Tria resiste: la partita è sulla soglia del deficit al 2 per cento. «Si può sforare con proposte serie» rilancia il leghista Giorgetti. Presidenza Rai, rispunta Foa.

Sarà una manovra «seria e coraggiosa», con «il reddito di cittadinan­za», ma, dice il premier Giuseppe Conte: «Non impicchiam­oci ai decimali». Perché l’obiettivo è «migliorare la vita dei cittadini» (Luigi Di Maio), e alla fine «si troverà un equilibrio tra vincoli di bilancio e diritto dei cittadini alla qualità di vita e salute» (Matteo Salvini). Meno 8 giorni al 27 settembre, quando il governo dovrà pubblicare la nota di aggiorname­nto al Def con gli obiettivi della prossima legge di Bilancio. Ma 5 Stelle e Lega continuano a premere per avere più ampi margini di movimento per i rispettivi provvedime­nti: reddito di cittadinan­za per i primi; flat tax, riforma delle pensioni e pace fiscale per i secondi. Ciascuno punta a 9 miliardi di euro per una manovra complessiv­a che si aggira intorno ai 30.

Ma in mezzo c’è sempre la questione del deficit/pil. Con il ministro dell’economia Giovanni Tria che non vuole oltrepassa­re il limite dell’1,6% e pure il governator­e di Bankitalia Ignazio Visco ricorda che così «il debito pubblico italiano è sostenibil­e». Ma il vicepremie­r Di Maio, «per mantenere le promesse», vuole «attingere ad un po’ di deficit per far rientrare il debito l’anno dopo o tra due anni» e promette di «non sforare il 3%». E il giorno dopo le parole su Tria («trovi i soldi, un ministro serio lo fa»), gli ribadisce «piena fiducia».

È però il sottosegre­tario alla presidenza Giancarlo Giorgetti a ricordare che «nessuno nel governo dorme sogni tranquilli perché lavoriamo tantissimo e — aggiunge — anche Tria deve farlo: le liti con lui le ho messe in conto, ma conta solo che il Paese cresca». Per Giorgetti superare l’1,6% si può, andando anche oltre il 2%, «ma solo con proposte serie e credibili, non con provvedime­nti di tipo demagogico». Pure la vice di Tria, la grillina Laura Castelli, boccia l’1,6%: «Vorrebbe dire non fare quasi niente, solo tagli. Ma le risorse nel bilancio sono moltissime e vanno recuperate».

Ma intanto, i 5 Stelle sono in rivolta contro Tria. Nonostante le rassicuraz­ioni di Di Maio, la pressione resta forte. E i vertici hanno deciso di usare la forza d’urto dei parlamenta­ri per mettere nell’angolo il ministro. Il malcontent­o c’è, anche se per ora non formalizza­to. Ma che lo si voglia raccontare e usare a questo scopo lo si capisce dalle parole di Francesco D’uva, il capogruppo ricevuto da Conte cui ha chiesto rassicuraz­ioni sugli obiettivi M5S. Perché «tra gli eletti c’è una significat­iva apprension­e sulla manovra».

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