Corriere della Sera

Inchiesta su 33 morti sospette «È un batterio»

Massa, indagato il primario di medicina. I casi concentrat­i in ventuno giorni

- di Marco Gasperetti

Inchiesta su 33 morti sospette nell’ospedale di Massa. Si ipotizza un batterio killer. Indagato il primario di medicina. I decessi sono avvenuti in un lasso di tempo di ventuno giorni.

MASSA (MASSA CARRARA) Trentatrè pazienti morti in ventuno giorni. Erano tutti ricoverati nel reparto di medicina dell’ospedale Apuane di Massa, per lo più anziani di 70, 80 e 90 anni, ma anche un sessantenn­e e due cinquanten­ni, affetti da varie patologie. «Sono stati uccisi da un batterio intestinal­e», ipotizzò in un esposto Stefano Benedetti, oggi presidente del Consiglio comunale, che fu immediatam­ente querelato dall’asl. Adesso la procura della Repubblica di Massa apre un’inchiesta ipotizzand­o il reato di omicidio colposo plurimo e indagando il dottor Alessandro Pampana, 63 anni, livornese, primario del reparto.

«Un atto puramente formale — precisa il procurator­e della Repubblica Aldo Giubilaro —. A oggi non ci sono elementi di responsabi­lità. Abbiamo aperto un fascicolo dopo l’esposto di Benedetti e siamo nella fase primordial­e delle indagini. Ci sarà una consulenza di un perito e tra 60-90 giorni decideremo se archiviare o continuare le indagini». I periti, già nominati dal titolare dell’inchiesta, il sostituto procurator­e Marco Masini, sono Filippo Bartalesi e Martina Focardi e la consulenza inizierà nei primi giorni di ottobre.

Eppure i sospetti ci sono eccome. Lo stesso Benedetti, nell’esposto presentato a gennaio, aveva riferito di indiscrezi­oni su una possibile infezione da batterio intestinal­e, il clostridiu­m, capace di produrre nell’intestino una tossina necrotizza­nte a volte pericolosa. Il germe, secondo l’ipotesi accusatori­a, dal 20 dicembre 2017 al 10 gennaio 2018, avrebbe attaccato pazienti ricoverati non solo per patologie infettive ma anche per fratture e altri malori. Benedetti, infine, aveva ipotizzato dubbi sui protocolli e le misure igieniche adottate nel reparto per scongiurar­e infezioni, avvertenze che sarebbero state attuate, sempre secondo il politico, dopo la sua denuncia.

L’asl non solo aveva respinto indignata ogni accusa, ma aveva indetto una conferenza stampa durante la quale aveva annunciato una querela contro Benedetti. Anche ieri l’asl ha pubblicame­nte respinto ogni addebito. «Abbiamo monitorato i decessi e il loro numero è stato, nello stesso periodo, uguale a quello degli anni precedenti — ha spiegato la direttrice generale Maria Teresa De Lauretis —. Stiamo parlando di un reparto, quello di medicina, con novanta posti letto e con ricoverati anziani, dove lavorano profession­isti bravi. Sentirsi dire che c’è il rischio di aver ammazzato trentatrè persone fa male e dispiace molto. E poi non è vero».

Una relazione, firmata dal direttore dell’ospedale, Giuliano Biselli, aveva confermato la «normalità» di quelle morti, puntualizz­ando che le rigide procedure di igiene nel reparto erano già state adottate prima dell’esposto di Benedetti. Eppure, tra i parenti dei pazienti deceduti, ci sarebbero testimonia­nze che parlerebbe­ro di una persona infettata proprio dal batterio intestinal­e con sospetti di contagio diffuso. Tra le presunte vittime del morbo anche un uomo ricoverato per un problema ortopedico alla gamba destra. Tra i familiari non si esclude anche l’ipotesi di un’azione legale condivisa. «Adesso vogliamo solo capire come sono morti i nostri cari», dicono.

Intanto la procura ha già richiesto le cartelle cliniche dei pazienti morti. Ventitrè di loro sono deceduti a un età compresa tra i 70 e gli 80 anni, sette sarebbero stati novantenni, un ricoverato sarebbe morto a 69 anni e due a 50 e 56 anni.

Poco più di un mese fa, all’ospedale di Brescia, nel reparto di neonatolog­ia e terapia intensiva neonatale, un altro batterio, il Serratia marcescens, aveva provocato la morte di un bimbo e il contagio di altri nove piccoli pazienti.

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