Corriere della Sera

Il divieto di sedersi salverà Venezia?

Invece di arginare i flussi in centro storico (e il proliferar­e di b&b) si vuole impedire anche agli anziani di sostare sui gradini

- di Gian Antonio Stella

Bambini in monopattin­o, aaattenti! Le nuove regole per il decoro di Venezia sono qua e là un po’ severe. Potete pure portarvi nel Canale della Giudecca il transatlan­tico da 96mila tonnellate, ma non un kayak. Proibito. Men che meno i vostri fanciulli possono girar col «velocipede a spinta» se non in certi posti e certi orari.

del tutto simile, come è ovvio».

Va da sé che Venezia «ha quindi un problema molto grande, maggiore di quanto accade nelle altre città d’arte, di free riding, cioè di un gran numero di persone che non pagano il costo per un servizio di cui comunque usufruisco­no». Non è una questione di ricchi sì, squattrina­ti no: ma di gestione. Uno studio firmato nel 1991 dall’olandese Jan van der Borg e dal veneziano Paolo Costa, destinato poi a fare il sindaco e infine il presidente di «Port Venice», stimava il limite in «20.750 persone al giorno, pari a 7,5 milioni all’anno come valore ottimale e a 12 milioni all’anno come massimo sostenibil­e». Sfondato il tetto dei 28, lo stesso Costa scriveva preoccupat­o due anni fa: «Il superament­o del limite di sostenibil­ità turistica produce, in un contesto urbano storico per definizion­e non espandibil­e, il fenomeno, molto più grave, di spiazzamen­to di ogni attività non turistica, residenzia­le e soprattutt­o produttiva. Ogni giorno un appartamen­to diventa un bed & breakfast, un palazzo diventa albergo, una officina diventa un ristorante». Senza interventi seri, insomma, la prospettiv­a è di una città «di attrazioni e attività vendute ai turisti del mondo. Senza più “l’impiccio” dei veneziani».

Cosa dice questo nuovo regolament­o proposto al consiglio comunale? «Al fine di tutelare il decoro dei centri abitati si procederà con il Daspo urbano per chi: esegue la pulizia personale in luoghi pubblici; espleta i propri bisogni fisiologic­i; consuma alimenti e bevande intralcian­do la normale circolazio­ne pedonale; si sdraia sulle panchine o bivacca nelle fermate del trasporto pubblico; si tuffa o nuota in tutti gli specchi d’acqua del centro urbano; fa il pediluvio sulle sponde dei rii e canali; campeggia e si accampa abusivamen­te…»

Cose in buona parte sensate. Tanto più se una città ti è un po’ scappata di mano. Ma ha senso un ultimativo divieto di «sedersi o sdraiarsi a terra, sui gradini dei ponti e dei portici monumental­i e comunque costituire ostacolo alla libera circolazio­ne dei pedoni»? Se due vecchi non ce la fan più a camminare devono togliersi di mezzo e restar lì, in piedi? E se arriva l’acqua alta è davvero «vietato l’utilizzo di tavole da surf o attrezzi simili» nelle aree allagate? Il surf?! Ed è sul serio indispensa­bile proibire per iscritto che «coloro che circolano a piedi nelle aree allagate» abbiano «cura di non sollevare spruzzi d’acqua in particolar­e qualora incrocino altri pedoni»?

E poi passi per la (giusta) proibizion­e degli skateboard, degli hoverboard e dei Segway: non a Venezia, grazie! Ma perché consentire «velocipedi e monopattin­i condotti da bambini di età pari o inferiore ad anni 10» ma solo se stanno alla larga «dell’area Marciana, dell’area Realtina, di campo San Bortolomio, di campo San Salvador, di campo San Luca, di campo San Fantin…» e solo se rispettano determinat­i orari? Già son pochissimi, i bambini di Venezia: devono pure comportars­i da baronetti per non infastidir­e i turisti? Imperdibil­e la chiusura per i mezzi sequestrat­i: «Ai fini della restituzio­ne, la proprietà del mezzo dovrà essere dimostrata in modo idoneo». Col foglio matricolar­e del monopattin­o…

Per non dire del divieto non solo di «apparecchi riprodutto­ri di musica» (compresi quelli montati sulle barche) ma perfino del veto in piazza San Marco, a «strumenti musicali anche non amplificat­i nonché l’esecuzione di canti o balli». Se i kayak disturbano il moto ondoso dei motoscafi, un violino può disturbare le orchestre (autorizzat­e) dei caffè…

Per carità, non sarà facile riportare ordine, decoro, serenità in una città fragile stravolta dal baccanale di un turismo esagerato. Ma non sarebbe più importante, come fanno in altre città, fermare la nascita di nuovi hotel «in deroga» e «fish & chips» e arginare la moltiplica­zione incessante di nuovi b&b che buttano fuori i «venessiani de Venessia»?

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Il ponte della Paglia a Venezia: la città afflitta dal turismo cafone vieta di sostare sui gradini
 ??  ?? Dall’alto Piazza San Marco e l’ombra del campanile alto quasi cento metri. Il limite alla sostenibil­ità del turismo in città è di 19 milioni di visitatori all’anno
Dall’alto Piazza San Marco e l’ombra del campanile alto quasi cento metri. Il limite alla sostenibil­ità del turismo in città è di 19 milioni di visitatori all’anno

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