Formigoni, pena aumentata
Caso Maugeri, la sentenza di appello per corruzione L’ira della difesa. Domiciliari se la Cassazione conferma
Caso Maugeri, la Corte d’appello di Milano ha aumentato la condanna a 7 anni e 6 mesi nei confronti dell’ex governatore Roberto Formigoni.
MILANO Sette anni fa la stella di Roberto Formigoni sembrava proiettata verso l’azimut del firmamento della politica nazionale. C’era chi lo prefigurava come l’unico in grado di prendere le redini del centrodestra dalle mani di Silvio Berlusconi prima che il suo nome emergesse dall’inchiesta San Raffaele-maugeri. Dopo anni di processi, colui che fu il governatore della locomotiva lombarda, ormai fuori dal Pirellone e dal Senato e con i beni sequestrati dalla magistratura a 71 anni viene condannato in appello a sette anni e mezzo di carcere per una corruzione fatta di denaro, yacht, viaggi esclusivi, cene stellate a gratis, uno e mezzo in più del primo grado. Come chiedeva l’accusa.
Formigoni non si è mai fatto interrogare dall’inizio dell’indagine dei pm Laura Pedio e Antonio Pastore, che ha svelato i dettagli delle prebende pagate da Pierangelo Daccò, il faccendiere «apriporte» in Regione Lombardia che aveva libero accesso ai piani alti della Regione. Si è limitato a fare dichiarazioni alla stampa, cambiando versione su chi pagava cosa e come nel rapporto con l’amico e compagno di viaggi Daccò, oppure intervenendo in aula per professare la sua innocenza nei confronti dell’accusa di aver ricevuto benefit per qualcosa come 6,6 milioni facendo ottenere fondi pubblici per 180 milioni all’ospedale San Raffaele di Milano e 120 alla clinica Maugeri di Pavia, «piegando» così le sue funzioni di pubblico amministratore «all’interesse privato».
Una sentenza severa che aumenta la pena anche per Costantino Passerino, l’ex direttore amministrativo della Maugeri che si vede infliggere 7 anni e 7 mesi, 7 mesi in più della sentenza del dicembre 2016, e conferma i 3 anni e 4 mesi per l’imprenditore Carlo Farina. Ma non riguarda Pierangelo Daccò e il suo ex socio Antonio Simone i quali, accusati di associazione a delinquere e corruzione, hanno scongiurato il peggio patteggiando all’apertura del processo d’appello: il primo a 2 anni e 7 mesi di reclusione da sommare ai 9 per il crac del San Raffaele del defunto don Luigi Verzé; il secondo a 4 anni e 8 mesi e mezzo, senza passare per il carcere perché, sottraendo ciò che aveva già scontato, la pena è scesa sotto i 4 anni consentendogli di chiedere l’affidamento.
La difesa di Formigoni non escluse a priori la strada per il patteggiamento, ma la trattativa non cominciò neppure perché si disse che non avrebbe potuto accettare più di 2 anni sospesi dalla condizionale. Anzi, l’ex senatore di Ncd dichiarò che voleva andare avanti perché, ribadì, era innocente. Come ha fatto, arrivando a questa sentenza a 7 anni e mezzo con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, la confisca di beni pari al valore dei benefit e 3 milioni di provvisionale di risarcimento a favore della Regione Lombardia che si è costituita parte civile. «Sono rimasto senza parole», commenta l’avvocato Mario Brusa, mentre Passerino prova «rammarico e stupore» dopo «il calvario di un estenuante processo» dal quale, dichiara, è emerso che la Maugeri «non ha percepito alcun finanziamento indebito ai danni dei fondi destinati alla cura delle persone». Pena che per Formigoni è rischiosa in termini di detenzione, domiciliare per chi ha più di 70 anni, se dovesse essere confermata in Cassazione, dove però potrebbe anche essere ridotta a causa della prescrizione che scatterà a fine anno per la vicenda San Raffaele. Un’eventuale condanna fino a 4 anni può essere scontata in affidamento. Sull’ex governatore, però, pendono altri due processi: uno della Corte dei conti che gli ha sequestrato beni per 5 milioni per il caso San Raffaele-maugeri, l’altro a Cremona per una presunta corruzione per la fornitura di un costoso apparecchio sanitario.