«Operazione a costo zero? Curioso che lo Stato ci fosse per la corsa a 3 ma non a 2»
Il governatore lombardo: contiamo sul territorio, come per Expo
Lo ha dichiarato già pochi minuti dopo l’annuncio di «morte» della candidatura delle tre città: «Andiamo avanti con Milano e Cortina». Il presidente della Regione Lombardia ha abbracciato subito il nuovo assetto del progetto olimpico. Una reazione talmente pronta da rafforzare i sospetti dei grillini che parlavano di «imboscata» e di azione premeditata. Lui nega categoricamente e pensa alla «grande occasione» per un territorio «che sicuramente saprà fare la sua parte» .
Presidente Fontana, il cambio di assetto della candidatura olimpica da tre a due città è un salvataggio in extremis o un risultato voluto e premeditato?
«Ma no, ma quale premeditazione? Si trattava di non lasciarsi sfuggire questo appuntamento e quindi di agire con senso di responsabilità. È stato questo lo spirito che ha animato il confronto con il sindaco di Milano e con il governatore del Veneto alla ricerca dell’accordo per andare avanti».
Però dal Movimento Cinque Stelle c’è chi grida all’imboscata, dicono che era un piano organizzato...
«Guardi, la realtà è molto più semplice. La Lombardia non ha mai cambiato idea sulla candidatura olimpica: noi eravamo pronti ad andare avanti anche con il “tridente”. Ma poi è successo che a un certo punto Torino si è chiamata fuori. Allora sì che non abbiamo perso tempo: appena abbiamo saputo sono iniziati i contatti con Sala e Zaia e ci siamo convinti ad andare avanti comunque».
Però, di fatto, si tratta di un asse tra Lega e Pd — da sempre e ovunque avversari politici — che taglia fuori il Movimento Cinque Stelle che invece è vostro alleato di governo.
«Noi abbiamo sempre privilegiato l’interesse dei nostri territori, e sarebbe davvero assurdo sprecare un’occasione simile. La politica in questi casi scivola in secondo piano. E comunque la Regione deve dedicare attenzione a tutti i Comuni a prescindere dall’appartenenza politica dei loro sindaci. Dopodiché, anche con Sala, non mancano i motivi di contrapposizione».
Comunque la condizione posta dal governo è che questa deve essere un’operazione «a costo zero» per le casse dello Stato. Come vi organizzerete per l’aspetto finanziario?
«Intanto non posso fare a meno di dire che trovo curioso che se eravamo in tre lo Stato metteva le garanzie e in due non le mette più. Dopodiché ricordo che sin dall’inizio eravamo convinti della necessità di coinvolgere i privati. Un territorio come quello lombardo non può non mobilitarsi attorno a un evento così importante.
È già avvenuto per l’expo: funziona». E dalle casse regionali non arriverà nulla?
«Intanto dobbiamo creare un fondo di garanzia di 38 milioni, insieme al Veneto, poi vedremo, siamo appena partiti, i finanziamenti devono accompagnare un progetto». Appunto, esiste un’idea delle opere da realizzare?
«Di sicuro non faremo cattedrali nel deserto. Mi lasci dire che nel 2008, quando ero sindaco a Varese, dopo i Mondiali di ciclismo abbiamo pure restituito soldi allo Stato».
Ha ragione il sindaco Sala a insistere sulla leadership di Milano?
«Sì, perché ormai le Olimpiadi vengono assegnate sempre a grandi città con forte attrattiva».
Creeremo un fondo di garanzia di 38 milioni Di sicuro non faremo cattedrali nel deserto