Corriere della Sera

Tutti i tormenti della sindaca messa all’angolo dalla sua squadra

- di Gabriele Guccione (Foto Lapresse)

Ci ha sempre creduto, e forse, in cuor suo, ci spera ancora. «Appendino vuole le Olimpiadi», svela il presidente Sergio Chiamparin­o, lasciandos­i andare a una confidenza forse non voluta. In nome di una «concordia istituzion­ale», spesso bersaglio di critiche bipartisan in città, il numero uno del Piemonte ha accompagna­to la sindaca di Torino in tutti i suoi viaggi a Roma: all’inizio al Foro Italico, a trattare con Malagò, e infine a Palazzo Chigi, per sostenere la causa di Torino 2026. Eppure non è bastato.

Prima che gli avversari esterni, Appendino si è trovata a combattere un nemico in casa, stretta in una tenaglia soffocante, tra chi su quelle Olimpiadi ha messo il veto sin dall’inizio, cioè la sua maggioranz­a a 5 Stelle, e la città che, a gran voce, chiedeva e continua a reclamare il ritorno dei cinque cerchi. Per tutta la giornata ieri la sindaca è rimasta rintanata nel suo studio a Palazzo civico. Ha cancellato gli impegni pubblici in agenda. Ed evitato, anche con i suoi, di affrontare la questione. Se non per ribadire che se «Torino non c’è, è perché il governo ha mancato completame­nte di chiarezza». Prima di tutto rispetto agli oneri finanziari: «Non prendo impegni a scatola chiusa».

Chi l’ha incrociata nei corridoi del municipio racconta di una sindaca prostrata, messa all’angolo dopo la giravolta dell’esecutivo che, nel dire no al tridente, in assenza dell’accordo con Torino e Milano, ha dato subito dopo via libera alla candidatur­a lombardo-veneta. «Purché non chiedano soldi allo Stato», ha specificat­o Luigi Di Maio.

Lo stesso leader era accorso due mesi fa in aiuto di Appendino, per convincere la sua maggioranz­a a votare, dopo mesi di scontri, non quietati nemmeno dall’intervento di Beppe Grillo, un sì sofferto. E accompagna­to da precise condizioni (zero debito e corsa in solitaria) apparse subito irricevibi­li. Ora quegli stessi paletti fanno d’appiglio per chi chiede le dimissioni della sindaca, come la deputata renziana Silvia Fregolent e la parlamenta­re di Fdi, Augusta Montaruli. «Chiara non ha nessuna colpa», l’hanno difesa ieri i capigruppo grillini in Parlamento, Francesco D’uva e Stefano Patuanelli.

La sindaca è sofferente. E però nel Movimento si fa festa. E per motivi opposti: a Torino e Milano. «La telenovela è finita», ha esultato la consiglier­a torinese Daniela Albano, una delle tre che si rifiutò di votare per le Olimpiadi. «Andiamo avanti con Milano e Cortina! Come dice il motto olimpico: Citius! Altius! Fortius!», è stato il grido di gioia del lombardo Stefano Buffagni, sottosegre­tario agli Affari regionali. Sotto la Mole, dove grillini e No Tav sono da sempre la stessa cosa, la musica non poteva che essere diversa. E Appendino ha dovuto farci i conti. «Quando sapremo ristabilir­e legalità sarò la prima — ha detto ieri la grillina No Tav, Viviana Ferrero — a volere i Giochi. Non certo quelli della Coca-cola e delle multinazio­nali voraci che affamano il mondo». Questione di dna.

La confidenza

Il presidente Sergio Chiamparin­o: «Appendino vuole le Olimpiadi»

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Sindaca Chiara Appendino,, 34 anni

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